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RELAYER |
The teething fashion |
Musea |
1996 |
USA |
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Nonostante sia appena passato un anno dalla precedente opera "A grander vision", i Relayer hanno hanno deciso che era il momento di dedicarci comunque qualcosa di nuovo. L'inarrestabile evoluzione di questa band di Chicago, si è infatti concretizzata con questo buon CD realizzato questa volta, assieme ad una label che ne garantisse una maggiore diffusione e reperibilità (il precedente era un'autoproduzione). Il maggior problema per un gruppo alla seconda prova discografica è sempre quello dell'inevitabile confronto con quanto mostrato all'esordio. I Relayer, sinceramente, partivano avvantaggiati dal buon precedente di "A grander vision" che, senza stupire eccessivamente, era caratterizzato in modo piuttosto evidente da uno stile tipico di una certa scuola creata dal fenomeno Yes, rielaborato e riadattato all'uso (e al consumo) dell'ascoltatore contemporaneo. Il pericolo per molte band di tale impostazione, è quello di cadere nella trappola consuetudinaria del non rischiare, di non cercare alternative a certe posizioni melodiche facilmente assimilabili, e di proporre una serie di fotocopie musicali che perdono progressivamente d'interesse. Per fortuna i Relayer sono scampati a questa (troppo) facile soluzione, per regalarci un prodotto di levatura nettamente superiore al precedente, il cui progresso è segnalato da una maggiore corposità compositiva, e da strutture melodiche più articolate. La congiunzione fra stile datato dei '70s e il gusto progressivo moderno colloca "The teething fashion" nella Main Street progressiva americana contemporanea, che ci ha piacevolmente stupito con band quali gli Echolyn o i Discipline. E' infatti possibile sentire echi dei grandi gruppi del passato (Gentle Giant in "Eleven Step", Genesis in "Madness", Yes in "Common goal"), senza peraltro avere mai la sensazione di ascoltare un derivato musicale. Il risultato finale è quello di accontentare, sia chi non riesce a tagliare il cordone ombelicale con il prog dei 70s, sia chi non ne può più dei suoni e delle melodie del passato. In questo CD si concentra la sostanza di un nuovo modo di fare progressive, che sia progressive e, nel contempo, non sia bieca riproposizione di idee altrui.
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Giovanni Baldi
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