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KORAI ÖRÖM Live ’93-’96 Trottel Records 2000 UNG

Sono passati tre anni dall’ultima incisione ufficiale dei Korai Öröm, non volendo contare (nel vero senso della parola!) la pubblicazione del 1998 in cui venivano remixati alcuni loro brani.
In questo arco di tempo gli ungheresi hanno continuato a suonare, invitati da più parti ed arrivando anche ad organizzare festival in cui venivano a loro volta invitate band dell’Est europeo. Il 2000 è l’anno in cui vengono immessi sul mercato due lavori in buona parte estrapolati dal vivo, cioè il contesto dove i magiari hanno sempre sostenuto di sapersi muovere meglio. A detta del tastierista Emil Biljarski, uno dei fondatori storici, a confronto le prove in studio dei Korai Öröm risultano suonare buone ma sterili. Molto meglio, stando a quanto sostiene lui, andare ai concerti (eseguiti solitamente in posti strani) e vedere quello che succede. A sottolineare l’importanza della dimensione live per il gruppo, ricordiamo che vengono sempre citati i nomi degli addetti ai suoni ed alle luci anche nelle pubblicazioni in studio.
I primi cinque brani fanno parte di un concerto del 1993, inciso a suo tempo su una cassetta per la Trottel, la stessa label che avrebbe pubblicato questa raccolta eseguita (parzialmente) dal vivo in varie date. Il pezzo iniziale, lungo quasi ventidue minuti, è tra le cose migliori mai eseguite dai magiari: un ritmo energico dall’inizio alla fine, che non annoia mai, con le due chitarre molto più rockeggianti che in studio, nonostante la componente etnica sia molto marcata, grazie soprattutto al lavoro estenuante delle percussioni in un vero e proprio Santana-style. Passando per una parte seconda per sole percussioni tranquillamente trascurabile ed una terza in cui si possono assaporare delle atmosfere ricreate con l’uso dei fiati, si arriva alla quarta: in pratica non è altro che quel quarto brano comparso qualche anno dopo sul secondo album, quello che sembrava una “polka lisergica”, qui più focoso ed allo stesso tempo ripetitivo. Quinto pezzo interessante solo per la tromba da cool-jazz posta all’inizio.
I tre brani seguenti sono stati eseguiti per la Hungarian Radio, rispettivamente di nove, sei e dieci minuti. Il primo del lotto è pervaso da ambientazioni tipiche del Marocco più misterioso; il secondo è un montare costante di tensione, scaturita dalle voci e dagli effetti, finendo però in un nulla di fatto; la terza è probabilmente la migliore, grazie ai suoni delle chitarre che si confondono con quelli della natura ed al costante tappeto percussivo di sottofondo.
La nona traccia, invece, sarebbe dovuta finire su “Korai öröm 1996”, ma poi rimasta inedita. Trattasi dell’intreccio delle due chitarre, a cui si vanno inserendo man mano suoni percussivi e pianoforte, creando una melodia di tenera giocosità.
C’è dell’ottimo materiale in questo “93-96” ed in alcuni casi si possono apprezzare i Korai Öröm come sempre li vorremmo sentire. Ma c’è anche tanto altro che fa solo da eccessivo riempimento. A questo punto, lo si può consigliare preferibilmente a chi già possiede altri buoni album della band di Budapest ed intende ampliare la propria conoscenza, sapendo che non rimarrà deluso. Per gli altri, sarebbe meglio passare prima dai primi tre lavori.



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Michele Merenda

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