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SEVEN STEPS TO THE GREEN DOOR The?book Progressive Promotion Records 2011 GER

Per pubblicare la loro terza fatica, i tedeschi Seven Steps To The Green Door bussano all’uscio della connazionale PPR, che a questo punto sembra essere parecchio interessata ai concept basati su trame assai complesse e cervellotiche. Pochi mesi fa era stata infatti la volta di un altro gruppo di prog metal melodico (perché di ciò in definitiva si tratta, anche in questo caso), i Flaming Row, che con il loro “Elinoire” davano alla luce una storia abbastanza particolare, anche se erano presenti alcune “falle” nella struttura stessa del racconto.
A differenza della band di Martin Schnella, sembrerebbe che i Sette Gradini si prendano molto più sul serio (come il nome stesso già suggerirebbe), avendo quindi l’ambizione di dar vita ad un progetto che metta in evidenza un’attitudine molto simile ai grandi classici del prog o addirittura del mondo sinfonico. In questo caso non ci si riferisce certo all’adozione di scale neoclassiche, ma ad un’esposizione formale vera e propria.
“The? book”, che fin dal titolo mette in evidenza le domande ed i dubbi insiti in qualsiasi libro religioso, parla della perdita d’identità dell’individuo quando finisce per abbracciare un credo basato sul fanatismo, in cui altre persone decidono al posto nostro che azioni compiere e cosa pensare in determinati momenti dell’esistenza. L’intera storia, che al suo interno risulta parecchio articolata, è stata scritta per intero da Thoralf Koss, il quale pare abbia largamente preso spunto da eventi anche spiacevoli della propria vita. Addirittura si suggerisce di leggere prima la trama e poi ascoltare la musica, composta appositamente per essa, affinché ci si possa meglio calare nell’atmosfera. Anche in questo album troviamo il tastierista e sassofonista Marek Arnold, che ormai sembra praticamente coinvolto in tutte le più recenti uscite di prog metal tedesco: Toxic Smile, Nitewalk e, guarda un po’, Flaming Row!
Che questo ampolloso progetto riesca a combinare le più diverse soluzioni musicali come solo Frank Zappa sapeva fare, concetto che viene riportato nelle note della casa discografica, pare davvero un’esagerazione eccessiva, anche per essere una trovata pubblicitaria. Senza dubbio “The? book” si fa ascoltare e non si possono mettere in dubbio le capacità tecniche dei musicisti coinvolti, ma a volte il tutto sembra un po’ troppo pretenzioso. I primi brani hanno un’impostazione chiaramente pop, mentre i momenti migliori sono senza dubbio da individuare nei cinque “nails”, i cinque “chiodi” che si conficcano nelle mani di Samuel, il protagonista, in altrettante canzoni. Dolori laceranti che vengono provocati all’apertura di ogni porta che, nemmeno a farlo apposta, condurranno a quella finale: la “Green Door” (sarà un caso, visto il nome del gruppo?).
Cosa poter dire ancora? Si tratta di un’opera dalle grandi, troppe ambizioni. Questo non vuol dire che si tratti di un album scadente, tutt’altro. Ma c’è il serio pericolo che possa essere vissuto come un antico mausoleo in decadenza, nonostante le belle voci di Lars Köhler ed Anne Trautmann e la professionalità di tutti gli altri musicisti coinvolti. Anche se sorge il dubbio che forse era esattamente questa la sensazione che i diretti interessati volessero dare all’ascoltatore. Se così fosse, ci sono riusciti con più che discreti risultati. Ergo, fate vobis…


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Michele Merenda

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