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BENNY SOEBARDJA The Lizard years Strawberry Rain 2012 INDN

Quei pochi che si sono addentrati nella scena progressive indonesiana non possono non conoscere Benny Soebardja. Elemento di spicco di tale scena, dopo aver esordito con i The Peels sul finire degli anni '60, ha realizzato con gli SharkMove “Ghede Chokra’s”, uno dei primissimi dischi prog indonesiani.
Dopo questa esperienza, Benny ha fondato un altro gruppo storico: i Giant Steps. Con questa formazione ha pubblicato 6 album fino alla metà degli anni '80 ed è arrivato ad un passo dal firmare per la Virgin.
In parallelo alla carriera con i Giant Steps, Benny ha intrapreso una fortunata carriera solistica durante la quale ha pubblicata 5 meravigliosi album.
Gli stessi pochi avventurosi pionieri dell’ascolto prog altresì sanno come, salvo qualche rara eccezione, sia difficile reperire del materiale originario di quel periodo. Molti album sono stati stampati solo in cassetta e di ristampe in giro se ne vedono ben poche. Di queste rarità la maggior parte è costituita da bootleg di infima qualità. Con queste premesse non possiamo quindi che rallegrarci per la ristampa ufficiale da parte della “Strawberry Rain” di questo doppio CD contenente i primi 3 album da solista di Benny Soebardja: “Benny Soebardja & Lizard” “Gimme a piece of Gut Rock” e “Night Train”, che tra l'altro sono stati ristampati singolarmente anche in vinile.

Partiamo subito con l’edizione molto ben curata con un booklet di 36 pagine e copertine con foto d’epoca. Purtroppo la qualità audio non è delle migliori, malgrado gli sforzi della casa produttrice. Purtroppo per questi album non esistono master LP, ma solo cassette. Inoltre per problemi di diritti non è stato possibile pubblicare la stupenda canzone “Babe” dall’album “Gimme a piece of gut rock” perché scritta da Albert Warnerin (Roesli, GiantStep, Bimbo) e non da Benny.
Questi tre album hanno la peculiarità, assai rara per la scena indonesiana, di non aver subito alcun influenza dall’etichetta che li ha prodotti. Mentre il suo primo disco è uscito per la BB, la stessa degli Shark Move e casa di cui lo stesso Benny era tra i fondatori, i dischi successivi sono usciti per la SM, un’etichetta indipendente di proprietà di un cinese, che, per nostra fortuna, lasciava piena libertà ai musicisti. Questo fa sì che la musica non sia contaminata da musica melodica e melensa. Tale contaminazione ha inquinato tutte le uscite indonesiane di quel periodo. Il chitarrista indonesiano è completamente libero di registrare la sua musica e così costruisce tre piccoli gioiellini assieme a dei musicisti straordinari.
Benny è un chitarrista e compositore raffinato, capace di comporre melodie che arrivano dritto all’ascoltatore senza mai essere banali.La sua voce, pur con qualche imperfezione, è piena di fascino coinvolgente e ricorda vagamente Lennon, John Wetton e Greg Lake.
Ad accompagnarlo ci sono, come detto, musicisti straordinari che hanno fatto la storia della musica rock indonesiana. In tutti e tre gli album, come dice anche il nome della raccolta, c’è il gruppo dei Lizard seppur con qualche cambiamento di formazione da un album all’altro. I Lizard annoverano tra i fondatori il chitarrista Harry Soebardja, fratello di Benny, e il talentuoso tastierista Triawan Munaf che poi affiancherà Benny anche nei Giant Step. Il gruppo Inizia la sua carriera suonando hard rock e blues per spingersi poi verso lidi sempre più progressivi e, visto il genere, finisce col non pubblicare neppure un album limitando così l’attività alla musica live.
“Night Train” e “Gimme a Piece of Gut Rock” vedono la partecipazione di Albert Warnerin, uno dei più grandi chitarristi indonesiani. Questi è personaggio chiave della musica prog indonesiana che tuttavia, a differenza di Benny, ha fornito il suo contributo rimanendo sempre nell’ombra, suonando con gruppi del calibro di Rhapsodia, Bimbo, Harry Roesli e Giant Step. In tutte e tre i dischi Benny si avvale della collaborazione del poeta inglese Bob Dook che ha curato quasi tutte le liriche.
Il sound è quello di un rock chitarristico con evidenti propensioni progressive e psichedeliche. In questo rock Benny incanta con armonie stupende e complesse e, per la varietà melodica, in alcuni passaggi addirittura ricordano quelle dei Gentle Giant: a riprova basti ascoltare il pezzo “The Advantage of Music For Me”.
Pur essendo evidente la volontà di fare musica occidentale senza scendere a compromessi con le solite imposizioni melodiche delle major indonesiane dell’epoca, gli album però lasciano trasparire le loro origini conferendo al rock di Benny un fascino esotico e una purezza senza compromessi. Possiedono infatti un’anima non corrotta. Possiedono una sorta di verginità artistica tipica delle produzioni rock provenienti da paesi ai margini della cultura occidentale. Tutto ciò solitamente comporta qualche ingenuità di troppo, inevitabili effetti collaterali che però Soebardja riesce comunque a ridurre al minimo.
I punti di riferimento maggiori sono gli Uriah Heep più soft e gli Who più onirici, quelli di “Picture of Lily” per intenderci. Nelle melodie ricordano anche alcuni King Crimson e i Beatles. Restringendo il campo al suo paese d’origine, sono forse i Koes, i cosiddetti Beatles d’Indonesia, il suo punto di riferimento principale.
La musica è spesso incentrata sul lavoro meravigliose delle chitarre di Soebardja e Warnerin, ma anche le tastiere di Munaf hanno un ruolo di primaria importanza. Il flauto, strumento tanto amato dagli appassionati prog, dà quel fascino orientale che non può certo mancare in un album indonesiano.
I tre dischi in questione sono quanto di meglio Soebardja abbia prodotto nella sua carriera solista. Possiedono una certa continuità espressiva, anche se da Lizard a Night Train c’è un’evoluzione verso sonorità leggermente più pulite e soft e un songwriting sempre più maturo, perdendo probabilmente in genuinità.
Andando nel dettaglio degli album, “Benny Soebardja & Lizard“ è l’album più naif e psichedelico, con un suo fascino acido e selvaggio e una sua purezza espressiva tipica delle band provenienti da paesi più "anomali". E’ senza dubbio il naturale proseguo degli Shark Move. “In 1965” e “Candle Light” sono deliziose canzoni tra prog, pop e soprattutto psichedelia. “18 years old” potrebbe quasi ricordare le Orme se non fosse che Benny a quei tempi non sapeva nemmeno chi fossero.
“Gimme a piece of Gut rock” è il disco più prog ed è, a mio parere, il più bello dei tre. E’ una perfetta via di mezzo tra l’ingenua purezza espressiva del primo e la maturità compositiva del terzo album. I brani sono tutti abbastanza strutturati e tutti durano non meno di 7 minuti. La presenza di Albert Warnerin si sente molto: apporta spessore ancora maggiore alla musica. Si sentono anche influssi pinkfloydiani, come nella splendida “Pensive”. Oltre ai già citati, tra i pezzi più interessanti troviamo goduriosa l'esplosione hard prog di “Circle of Love”: il brano potrebbe uscire fuori da un “Demons Wizard”, la ballata onirica “I’m still in luv”, il blues ortodosso di “Gut Rock”.
“Night Train” prosegue sulla falsa riga di “Gimme a piece of gut rock”. L’approccio è un po’ meno prog. S'inizia a sentire qualche influsso funk e jazz. Ad ogni modo si conferma ancora su livelli di eccellenza assoluta. “Young widow” potrebbe paragonarsi ad una “July Morning” dei soliti Uriah Heep, ma con raffinatezza compositiva che si potrebbe dire addirittura superiore. “Stroll On” è un blues progressive alla Colosseum, “18 yearsold II” è la reprise del pezzo che sta sul primo album. “Signal from outerspace” è il pezzo più spiazzante: dopo un inizio di tastiere Wright prima maniera, esplode in un delirio chitarristico psichedelico.
In tre dischi Benny non sbaglia un colpo, non è presente una canzone "brutta". Considerando le condizioni di contorno in cui sono stati realizzati, questi album hanno davvero dell’incredibile. Tuttavia è ingeneroso giudicare la musica di Benny in base alla provenienza esotica. Sia nel bene che nel male “Benny Soebardja & Lizard”, “Gimmie a Piece of Gut Rock” e “Night” Train sono tre album che, ognuno con la sua identità, raggiungono livelli di eccellenza assoluta a prescindere dall’origine. Sono sicuramente tra quanto di meglio sia uscito dall’arcipelago asiatico. Quindi mettete da parte ogni preconcetto geografico e culturale, non fate troppo gli schizzinosi per la qualità sonora non entusiasmante e godetevi pienamente questi meravigliosi album!


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Francesco Inglima

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