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CHAMELEON (SVE) Luminous morning Mellow Records 1999 SVE

Dopo due anni seguenti alla pubblicazione su Mellow Records del notevole progetto strumentale a nome Kundalini, il chitarrista Arne Jonasson torna sulla scena col solo batterista di quella formazione, Patrik Sundqvist, mutando il monicker in Chameleon. Musicista fin dai primi anni ‘80 in diverse compagini svedesi, Jonasson si è messo in luce con i psychedelic /space rockers Holy River Family Band e, dopo l’uscita del lavoro dei Kundalini, ha pubblicato un album a nome Cauldron con il tastierista Jens Unosson, anch’egli nella Holy River Family Band e poi anche nei The Spacious Mind. Nel ’99, invece, il nostro pubblica (nuovamente per la casa discografica sanremese) il materiale registrato nella primavera del 1997 in patria presso Studio Spiff.
Una prosecuzione di quanto fatto precedentemente per la Mellow, anche se forse sarebbe meglio parlare di un’altra incarnazione con delle caratteristiche musicali a sé stanti. Arne non suona più tutti gli strumenti multietnici a corda e a fiato presenti su “Asylum for astral travellers”, ma “soltanto” le tastiere e il basso, vista l’assenza in questo caso di Gunnar Olofsson. Una situazione che lo porta a concentrarsi ulteriormente sulla sua chitarra elettrica, per un risultato compositivo che qualcuno ha valutato leggermente inferiore rispetto a quanto ascoltato nella realtà chiamata a suo tempo Kundalini, ma che in effetti necessita di attenti ascolti ed una profonda meditazione. Sì, una meditazione molto simile a quella che può essere avvertita nelle tracce strumentali di questo “Luminous morning”. Non c’è più la struttura jazz-fusion dell’esistenza musicale precedente, ma qualcos’altro che porta a perdersi mentalmente nei paesaggi nordici appena abbozzati in copertina. Verrebbe da pensare ad un altro gruppo svedese, assai più vecchio, che a nome Lotus aveva sfornato due album assai pregevoli e che si rifacevano chiaramente al Frank Zappa di “Hot rats”. Ma volendo andare anche oltre, si può persino dire che di sovente Arne Jonasson sembra avvicinarsi agli assoli eseguiti live dal genio di Cucamonga durante gli anni ’80: delle autentiche meditazioni, tanto per ribadire ancora una volta il concetto. L’estrazione jazzistica, quindi, viene re-impostata e (de)strutturata in chiave Zappiana, come dimostrano subito le fluide “Recipe for a charm” e “Grey cloud over Kevin’s Watch” o “The Cow” più avanti. Ci sono pure dei brani in cui si avverte un grande nervosismo chitarristico in stile “Let’s move to Cleveland”: “Dance of the wraiths” ne è un chiaro manifesto.
Dicendo che nel caso di questo lavoro risulterebbe inutile e tedioso citare tutte le quattordici tracce, occorre però dire che la conclusiva e rumorosa “Do you know the colours?” è dedicata proprio a Frank Zappa, mentre “(Blues fot the) Keeper of the possible” è una dedica al geniale jazzista Charles Mingus, segnalandosi come uno dei momenti migliori dell’intero album, così come vanno anche ricordati i nove minuti della title-track, dove Jonasson imbraccia il sitar.
Un disco pieno di grandi assoli, che vanno gustati ed interiorizzati lasciando che le note aprano le sinapsi. Se ciò può risultare un disturbo per l’ascoltatore, allora è meglio soprassedere. Ma sarebbe un grave torto a delle Musica da scrivere rigorosamente a lettere maiuscole, anche grazie al variegato tappeto percussivo di Sundqvist che permette alla chitarra elettrica di aprire lunghi sentieri senza fine apparente.
Nel 2012, Arne Jonasson ha dato vita a delle jam con i rinnovati Njutånger, compagine con cui suonava durante i primi eighties.



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Michele Merenda

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KUNDALINI Asylum for astral travellers 1997 

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