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HEDERSLEBEN Die neuen welten autoprod. 2014 USA

Le carriere musicali a volte percorrono strane vie e può capitare che dopo essersi affermati in una famosa compagine punk, si finisca per suonare kosmic-music di germanica memoria, in cui tutto suona “krauto”, a cominciare dal nome. Questa, pressappoco, è la storia di Nicky Garratt, chitarrista dei celebri UK Subs, che nel 2011 va per l’appunto nella città di Hedersleben in Sassonia-Anhalt ed incontra Uve Müllrich, bassista dei leggendari Embryo. Dopo aver guardato “Vagabunden Karawane”, il documentario incentrato proprio sulla band bavarese, il chitarrista rimane affascinato e si mette a jammare col musicista tedesco. L’anno seguente Garratt suona per quel Nik Turner degli storici Hawkwind ed incontra nuovamente il batterista Jason Willer, a suo tempo anch’egli negli UK Subs. A quel punto, il nuovo progetto comincia a prendere forma. Gli Hedersleben suonano sia nei club di Oakland (California), sia nella realtà in continua evoluzione The Kosmische Musik Zentrum Projekt nella città tedesca a loro omonima. Si passa brevemente alle collaborazioni con un altro nome storico della psichedelia cosmica, gli olandesi Brainticket assieme al proprio fondatore Joel Vandroogenbroeck, con cui incidono l’album che dovrebbe uscire a fine 2014. Nel frattempo, dopo essere comparsi anche su “Space gipsy” (2013) del solito Nik Turner, con cui andranno poi in tour, vengono messi su i primi due lavori: “Upgoer”, uscito nel 2013, e questo “Die neuen welten” (“I nuovi mondi”), ispirato al nuovo telescopio Kepler mandato in orbita dalla NASA nel 2009, capace di scoprire circa mille pianeti extrasolari sparsi in settantasei sistemi stellari (senza contare quelli non ancora confermati). Quindi l’album in esame vuole essere un viaggio sonoro in questi nuovi pianeti che si trovano nel buio universale. Il vento cosmico che unisce simbolicamente la California con la fattoria di loro possedimento in Germania si rifà chiaramente ai Corrieri Cosmici che furono, ripercorrendo idealmente anche una sorta di stile di vita passato (potrebbero venire in mente gli Amon Düül…). Questa seconda pubblicazione sembra un passo in avanti rispetto alla prima, specie se ascoltata un paio di volte. All’inizio si ha l’impressione che si tratti di una “palla” pazzesca, sempre con i medesimi ritmi ed incapace di svegliare l’ascoltatore con delle invenzioni degne di chiamarsi tali. Poi, invece, cominciano a venir fuori dei particolari che prima erano sfuggiti, a partire dall’iniziale “Zu Den Neven Welten”, diciassette minuti e mezzo (troppi, in effetti!) fortemente “krauti”, dove Garrett divide la scena con le tastiere a volte dissonanti di Kephera Moon. Ci sarebbe poi da saltare direttamente al quinto ed ultimo pezzo , “Tiny Flowers/Little Moon”, con la voce di Kati Knox che sembra rimandare a certe meditazioni a base di erba che un tempo facevano molta tendenza. Di certo occorre citare anche “XO5B”, con la chitarra che diventa quasi un sitar, oltre agli ipnotismi di “(On The Ground) Safe And Sound” e “Nomad World”.
Il genere intrapreso ricorda molto la scelta fatta dai russi Vespero a partire dal loro quarto “Subkraut: u-boats willkommen hier”, senza però il notevole impatto energico del gruppo di Astrakhan, che peraltro vantava sempre un influsso – in quel caso benefico – derivante dagli Ozric Tentacles. Qui, come già specificato, i ritmi sono uniformi e non presentano grandi impennate. Spazio alla contemplazione mentale quindi, sperando che ciò al giorno d’oggi sia ancora possibile. Di sicuro si tratta di un lavoro per gli amanti del genere, che è già di per sé molto settoriale; per tutti gli altri, sorgono delle perplessità. Comunque, pare che siano già pronti i pezzi per il nuovo album del 2015. C’è da auspicarsi un deciso cambio di marcia e di inventiva.


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Michele Merenda

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