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PTF What is constant Musea Records 2015 JAP

La più sintetica ed immediata definizione per questo gruppo, quella che viene immediatamente da usare dopo pochi minuti di ascolto, potrebbe essere quella di “KBB dei poveri”. In effetti si tratta in entrambi i casi di un quartetto giapponese strumentale composto da violino, basso, tastiere e batteria, che usa come moniker una sigla di tre lettere; oltre a ciò, ovviamente, anche la musica dei due gruppi è a grandi linee piuttosto sovrapponibile. Va bene che i giapponesi erano noti per riprodurre in serie dei modelli di successo, ma in questo caso mi pare che si sia un po’ esagerato…
Rispetto all’ottima band di Akihisa Tsuboy, tuttavia, i PTF hanno un suono decisamente meno brillante e meno sbilanciato verso la fusion (non che quest’elemento non sia presente, ovviamente), prediligendo orientarsi verso un Prog sinfonico strumentale sicuramente piacevole e di buona riuscita ma meno impreziosito da virtuosismi e certamente dallo spessore molto più tenue rispetto al gruppo modello col quale, giocoforza, è inevitabile fare continui raffronti. Un’altra tenue similitudine che possiamo riscontrare è con i nostri Deus Ex Machina, in alcuni momenti strumentali più tirati (ascoltare l’avvio di “Beyond the Ridge”).
Lo Tsuboy dei PTF si chiama Keisuke Takashima, violinista originario di Sapporo (nella fredda isola settentrionale di Hokkaido), dallo stile sicuramente meno virtuosistico, anche se certamente di buon valore e dalle chiare radici classiche.
La musica dei PTF sembra caratterizzarsi dal continuo dualismo tra il violino di Keisuke e le tastiere di Takeya Kito: è una costante che quando l’uno sale in cattedra, le altre spariscano (o si riducano al massimo a qualche ruolo di contrappunto) e viceversa. Sporadici sono i momenti di piena orchestrazione di tutti gli strumenti. Al di sotto di questa continua alternanza, l’incessante e riempitivo drumming di Yusuke Seki, preciso ma talvolta un po’ invadente e, alla lunga, perfino stucchevole. Il bassista Hiroyuki Ito completa il quartetto.
“What is constant” è il secondo album del gruppo, facendo seguito all’esordio del 2013 intitolato “Percept from…”, ed è caratterizzato dalla presenza della suite “The Thing (that is Constant)”, articolata su 4 tracce. Queste sono tuttavia difficilmente accomunabili come un’unica composizione e all’ascolto non si riesce ad individuare chiaramente un brano della suite rispetto a uno degli altri due presenti, situati in testa e in coda all’album. E’ comunque da segnalare la traccia conclusiva della suite, la lunga “Cloud 9”, che nel suo dipanarsi riesce ad offrirci soluzioni più eclettiche ed anche meno prevedibili.
A conti fatti quest’album è sicuramente gradevole; i “KBB dei poveri” non sono in fondo così poveri… una dignitosa media borghesia, diciamo. Può andar bene anche così, in fondo.



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Alberto Nucci

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