Home
 
NUCLEUS (IAN CARR AND) Bracknell sunshine Gonzo Multimedia 2016 UK

Dopo “Three of a kind” ecco un altro bel ripescaggio dal passato di Ian Carr e i suoi Nucleus. Si tratta di un altro cd dal vivo, che va a pescare la creatura del trombettista britannico non nel clou della carriera, ma nella seconda fase della loro storia, quando l’ispirazione non era quella dei primi anni, ma la classe e l’estro continuavano ad emergere, anche nella dimensione live. Le note di copertina spiegano che non è certa la data di registrazione, ma che presumibilmente può essere fatta risalire al luglio del 1980, in quanto è protagonista la line-up che avrebbe registrato “Awakening” pochi mesi dopo. La formazione, impegnata per la prima volta a Bracknell, oltre a Carr alla tromba e al flicorno, vede il sassofonista Brian Smith, il tastierista Geoff Castle, il bassista Chucho Merchan e il batterista Roger Sellers. Il cd è aperto da una trascinante “White city blues”, che ci permette di ascoltare per quasi dieci minuti un jazz-rock vibrante, dai ritmi funky e dove spicca anche un lungo assolo di tastiere (d’altronde l’autore del brano è proprio Castle), che contribuisce a dare un tocco fusion. I successivi dieci minuti vedono l’esecuzione di “Lady bountiful”, pezzo in cui Carr mostra apertamente l’influenza del Miles Davis elettrico, combinandola con un tocco latino. “Out of the long dark” è la solita cavalcata, in cui i musicisti ci presentano uno jazz-rock di altissimo spessore, dal chiaro marchio di fabbrica Nucleus (anche se presente su un album accreditato al solo Ian Carr) e nel quale tromba, flauto, sax e tastiere, dandosi il cambio nelle digressioni solistiche, si alternano alla guida egregiamente. In conclusione di questo disco figura “Something for Mr. Jelly Lord”, dalla forte spinta blues-rock, che trasuda energia e vigore rimandando vagamente a certe pagine dei Colosseum. Si finisce sfumando, d’altronde la registrazione era stata pensata per una diffusione radiofonica, ma abbiamo trascorso quaranta minuti accompagnati da grande musica. La discografia di questo gruppo stratosferico, in cui hanno transitato fior fior di musicisti (a volte ci si dimentica che molti membri dei Soft Machine della seconda ora provengono da qui, vedi i vari Karl Jenkins, John Marshall e Roy Babbington) e che fin dagli esordi è riuscito a trattare la non facile materia del jazz-rock a modo proprio, si arricchisce così di un nuovo documento di indubbio valore, non solo storico, ma anche artistico. E possiamo considerarlo un invito impossibile da rifiutare per i fan, ma anche ennesima testimonianza che potrebbe far avvicinare un neofita al magico mondo musicale dei Nucleus e fargli capire che a volte il prog e il jazz non sono così lontani.



Bookmark and Share

 

Peppe Di Spirito

Collegamenti ad altre recensioni

NUCLEUS The pretty redhead 2003 
NUCLEUS Live in Bremen 2003 

Italian
English