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CANTURBE |
Flotteur |
Viajero Inmovil |
2018 |
ARG |
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Jorge Garacotche è ancora qui a guidare questo suo progetto nato nel 1980 non certo sotto i migliori auspici (il primo album venne inizialmente censurato dal regime argentino) ma che comunque è arrivato al quinto album. Accanto a lui, che suona chitarra e basso, oltre a cantare, ci sono gli stessi due compagni d’avventura rispetto al disco precedente, ossia Gabriel Herrera alle tastiere e Daniel Gonzalez al basso e percussioni. Oltre a loro c’è il batterista Cesar Carreras e alcuni ospiti che offrono i loro contributi allo stick, alla chitarra, alla fisarmonica, al violino e allo shamisen (strumento giapponese a tre corde). Se devo dir la verità, il primo approccio a quest’album non è stato propriamente fulminante: lo stile che mischia Prog sinfonico e canzone cantautoriale era abbastanza prevedibile, vista la storia dei Canturbe ed avendo ascoltato alcuni dei dischi precedenti. Purtroppo lo sviluppo di liriche interessanti e non banali non è adeguatamente accompagnata da una adeguata maestria musicale e da una registrazione perfetta. La batteria talvolta sembra programmata (male) e anche le tastiere a volte non vengono usate propriamente in maniera efficace e senza pecche… e non parliamo di certe melodie vocali. I momenti musicali più tirati inoltre sono spesso in controtempo col cantato ma con effetti quanto meno rivedibili. Tutto da buttare quindi? Ma no… come detto le liriche sono tutt’altro che banali, se ci si sforza un po’ di comprenderle e di farci attenzione, così come certi momenti più impalpabili ed intimistici sono senz’altro più apprezzabili, così come ancora l’uso della fisarmonica (il tipico bandoneón) in alcuni brani (bella ad esempio “Una Canción Detrás”) che accresce il sapore tipicamente argentino. La sensazione di un album un po’ casereccio (ma non sgangherato!) talvolta può risultare effettivamente disturbante ma, se si supera l’impatto iniziale, può essere apprezzabile. Come detto, il sapore di queste 11 canzoni è prevalentemente cantautoriale, anche se le armonie musicali spesso cercano di andare un po’ più in là e di creare scenari più complessi, con alcune atmosfere più dilatate, talvolta quasi spaziali, altre più eteree o anche solo di discreto accompagnamento al cantato. Il risultato non ha dell’imperdibile ma ha comunque un suo interesse.
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Alberto Nucci
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