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Reduci dall’ottimo “Journey through mine”, uscito oltre quattro anni fa, eccoci nuovamente a parlare della creatura di David Cremoni e Cristiano Roversi, i Submarine Silence. “Did swans ever see God?” è il quarto album di una discografia non folta ma di qualità. Il gruppo, oltre alle figure di Roversi (tastiere, basso, pedali bassi) e Cremoni (chitarre elettriche ed acustiche), vede alla voce ancora Guillermo Gonzales e ospiti come Valerio Michetti (batteria), Davide Marani (vocalist in un brano), Alberto Zanetti (suo il “solo” di chitarra elettrica in “A deeper of cumber”) e Manuela Milanese (cantante aggiuntiva in tre brani). Il nuovo lavoro non delude le attese, richiamando le raffinate sonorità “Genesis” o anche le carriere soliste di Hackett e Phillips con, però, gusto e personalità proprie. I sei brani, tutti curatissimi, ricchi di momenti strumentali dalla costruzione certosina e sofisticata, si giovano anche di un “signor” cantante nella figura di Guillermo Gonzales. Tuttavia accade talvolta che le linee melodiche risultino non troppo efficaci e di non “facile” presa e ciò condiziona, in parte, l’ascolto. Gli incastri di chitarre acustiche a sei e a dodici corde, le tastiere, mai “tronfie” o alla ricerca di artificiosi effetti, sono costantemente al servizio del brano così come le dinamiche ritmiche sono sempre ben congegnate ed efficaci. Gli undici minuti scarsi di “Undone” sono il perfetto esempio di quanto sinora esposto; il brano raggiunge il suo apice nel lungo “solo” elettrico di Cremoni e nel duetto vocale Gonzales/Milanese. Tra i pezzi più convincenti segnalo “Runaway strain” con un intro al fulmicotone, ritmica pressante, tappeti di tastiere ed un cantato piuttosto enfatico e teatrale. Quando poi, tra un momento acustico e l’altro, “entra” Roversi con il suo campionario di tastiere si sfiora “il Paradiso” romantico progressive. Buone idee emergono anche da “A deeper kind of cumber” che però difetta di una convincente linea melodica, risultando così piuttosto penalizzata. Delicatissima, per almeno metà della sua durata, “Aftereffect” che poi deflagra in un variopinto quadro sonoro con un efficace e romantico “guitar-solo” di Cremoni, prima di continuare a carezzarci con chitarre arpeggiate e tastiere lontane. L’album si chiude con “Echoes of silence Part 2: The answer”, pezzo ritmicamente composito, ben interpretato da Manuela Milanese (col contributo anche di Gonzales) ed abbellita dalle chitarre acustiche e da guizzi sinfonici decisamente incantevoli. Buone, stavolta, le trame melodiche. Il brano si chiude con un grintoso Cremoni alla chitarra elettrica. Confessiamo che le aspettative per “Did swans ever see God?” erano, almeno per chi scrive, davvero elevate vista l’eccellente qualità del suo predecessore. L’album raggiunge punte davvero pregevoli, con una padronanza strumentale invidiabile, un suono coeso e “pieno” ed un gusto per “il bello” estetico decisamente apprezzabile ma, per il rispetto che nutriamo per il progetto Submarine Silence, non possiamo che “invitarli” a curare maggiormente le linee melodiche vocali per un, auspicabile, ulteriore step verso l’eccellenza. Per ora ci accontentiamo… ed è un bell’appagarsi, intendiamoci.
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