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IL BACIO DELLA MEDUSA AnimAcustica AMS Records 2020 ITA

Un’anima acustica il Bacio Della Medusa la aveva già e talvolta si manifestava con esuberanza nei momenti più teatrali o romantici nel corso della bella serie di dischi che il gruppo ha realizzato a partire dal 2004, anno in cui usciva il primo dei loro quattro album in studio. Ma questa volta l’anima acustica viene messa completamente a nudo e diventa protagonista di questo nuovo lavoro, il secondo dal vivo dopo il Live del 2015. Le registrazioni risalgono all’Ottobre del 2019 quando la band si esibì, nell’ambito dell’evento Trasimeno Prog, nell’affascinante contesto di quella che fu la residenza dei nobili governanti del seicentesco ducato di Castiglione del Lago, il palazzo della Corgna. Questa piccola reggia risplende ancora con i suoi magnifici affreschi e sono stati proprio questi la suggestiva scenografia ideale di un concerto davvero unico.
Ricorderete che alcuni dei testi del cantante Simone Cecchini traggono ispirazione da eventi del passato e le scene dipinte nello storico palazzo, unite alla musica, offrono le potenti suggestioni di un contesto artistico davvero singolare. Mi riferisco in particolare a “Preludio: il trapasso” e “Confessione d’un amante” che aprono questa esibizione così come aprivano il racconto di “Discesa agl’inferi d’un giovane amante” (2008), facendo rivivere in musica le umane passioni di Paolo Malatesta e della sua amata Francesca, così come ci sono state tramandate dagli immortali versi di Dante. Ma penso anche alla dissacrante “De Luxuria, et De Ludo, et De Taberna”, risalente all’esordio discografico del gruppo, basata questa volta su un celebre sonetto di Cecco Angiolieri. La mancanza di elettricità non si traduce necessariamente in qualcosa di elegiaco o drammatico, come avviene nei brani appena citati, ma può rappresentare lo spunto per cambiare le carte in tavola creando qualcosa di vivace e di grande intrattenimento. Sicuramente la versione cabarettistica e rinfrescata de “Il Vino (breve delirio del vino)” offre un momento di intenso coinvolgimento del pubblico in sala con i suoi ritmi trascinanti, le continue variazioni ed un cantato a dir poco teatrale.
Mentre per alcune canzoni la trasformazione in versione puramente acustica sembra quasi un processo naturale, e mi riferisco alle ballad come “Sudamerica” ma anche a pezzi dal sapore più folk come la splendida “Cantico del poeta errante”, per altri brani l’elaborazione di una nuova versione non è banale e ci regala gradite sorprese. Non perde in vitalità la splendida “Fuori dalla mia finestra il tempo è dispari” che sembra materializzare appieno lo spirito degli Area mettendo in risalto tutto il carattere del gruppo. In particolare spicca la brillante performance di Eva Morelli al sax che dimostra tutta la sua maturità ed il suo estro nel calarsi con tutta l’anima in un pezzo complesso e dinamico. Dall’ultimo album in studio, “Seme” (2018), viene estratto il lotto di cinque brani centrali che comprende, oltre a quello appena commentato, anche “Animatronica platonica”, capolavoro per il testo affascinante ed inquietante e per l’interpretazione di Simone Cecchini, una delle più belle voci del prog contemporaneo, e lo dico senza esagerare, col suo stile drammaturgico e cantautoriale. Il brano, privato di tutti gli elementi elettrici ed elettronici, acquista un sapore più umano e passionale che vi farà scoprire nuove prospettive sonore. Stesso discorso per lo strumentale “Uthopia… Il non luogo” che, non potendo contare sulla potenza dei synth, si trasforma in uno scenario raffinatamente Canterburyano dove danzano le brillanti corde delle chitarre acustiche di Simone Brozzetti e di Simone Matteucci lungo le preziose onde sonore del pianoforte di Diego Petrini. Magnifico e assolutamente da non sottovalutare è l’apporto del basso acustico di Federico Caprai e lo realizzerete proprio in questo pezzo che manca di un solido scheletro percussivo (di cui si occupa, come saprete, sempre Diego) ma che non perde assolutamente in ritmo e dinamica.
Nessun brano viene estrapolato da “Deus Lo Vult” (2012) che era stato invece proposto abbondantemente nel Live del 2015 ma troverete diversi pezzi tratti dall’esordio, come “Scorticamento di Marsia” che, riletti in chiave più matura, acquistano forse qualcosa in più in teatralità e fascino. Non manca una sorpresa finale e cioè un inedito, “Testamento d’un poeta”, tratto dal repertorio solista di Simone Cecchini e rinato a nuova luce grazie ad arrangiamenti delicati e quasi Cameliani: una autentica chicca.
Su questo album avrei potuto dire poco e me la sarei cavata forse in tre righe, spiegandovi che si tratta di una splendida versione acustica e dal vivo di pezzi che dovreste già conoscere, ma avrei potuto raccontare ancora di più a partire dalla dedica all’amico Guido, fan numero uno del Bacio, che forse anche in un’altra dimensione avrà avuto modo di godersi la magia di questa musica.



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Jessica Attene

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