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DEAR Out of Africa Music Force 2021 ITA

Dietro la sigla DeaR, che sono le iniziali del suo nome pronunciate in inglese, si cela il torinese Davide Riccio, musicista e scrittore attivo fin dagli anni ’80 ed autore di svariati progetti da quel periodo ad oggi. Ci occupiamo velocemente del suo disco più recente, “Out of Africa”, uscito il 31 dicembre 2021, per alcuni vaghi e brevi legami che alcuni brani possono mostrare con l’universo prog. Pensiamo alla breve “Abra zebra cadabra”, un breve episodio dove suoni della natura ed un sound atmosferico riportano un po’ a suggestioni che viaggiano tra ambient, Brian Eno e Pink Floyd; alla stravagante “Mozambique”, caratterizzata da una fusion leggera e contaminata; al tassello pianistico e classicheggiante “Habanera”; alla conclusiva “In the beginning (a pigmy prayer)”, che avanza minacciosa con toni dark-prog. Si tratta comunque di una piccola percentuale di un album dalle mille sfaccettature. Basti pensare che si parte col country rock di “Halfaway to you” e si prosegue con il mix di elettronica e ritmi tribali afroamericani di “Go back and get it". Già questo inizio dovrebbe far capire la versatilità del musicista e l’eterogeneità del lavoro proposto. E infatti lungo l’arco dei settantanove minuti di “Out of Africa” troviamo riferimenti alla new wave degli anni ’80, deviazioni verso una vivacità caraibica, sapori e melodie mediorientali e ancora influenze varie legate ai mondi sonori di Depeche Mode, David Byrne, David Bowie, Bob Marley, David Sylvian e senza disdegnare soluzioni dance/elettroniche in un paio di brani. Davvero un calderone in cui si può trovare di tutto e di più. “Out of Africa” è un disco nel complesso valido (pur con più di una caduta di tono), contiene diverse buone intuizioni e ha la pecca di essere troppo lungo e dispersivo, ma di sicuro le qualità di Riccio vengono a galla.



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Peppe Di Spirito

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