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AQANESUSS Aqanesuss Arcangelo 2022 JAP

Gli Aqanesuss ci presentano il loro esordio discografico forti però di tutta l’esperienza del loro leader, il batterista e compositore Tatsuya Yoshida, sul quale vale la pena spendere qualche riga di presentazione, anche se non mi stupirei affatto se qualcuno di voi lo dovesse già conoscere. Tatsuya ha infatti collaborato con artisti di grande calibro, tutti noti per il loro talento di improvvisatori, come John Zorn, Fred Frith e Derek Bailley. E’ apprezzato inoltre per il suo stile versatile ed eclettico che connette la magniloquenza del progressive rock sinfonico alla libertà del jazz e al caos del punk e che viene ben esemplificato dalle creazioni di alcuni dei suoi gruppi come i Korekyojinn, autori di musica estremamente complessa, i Koenji Hyakkei, ensemble avant rock ben noto ai nostri ascoltatori, ed il duo Ruins, di ispirazione Zeuhl. Per i più curiosi mi piace poi aggiungere che Tatsuya ha sostituito Hasse Bruniusson in una recente versione dei Samla Mammas Manna ma se volessimo andare a spulciare la sua biografia scoveremmo ancora qualche altra piccola sorpresa. Gli Aqanesuss nella vita artistica di Tatsuya Yoshida rappresentano l’aspetto più classico del prog sinfonico su cui imperversano però tutte le sue esperienze, donando a questo album tante sfaccettature che vanno oltre l’emulazione di grandi modelli che tutti voi sarete in grado di cogliere senza problemi.
La veste di quest’opera è sì piacevole, riconoscibilmente sinfonica ed affabile ma anche poliedrica e ricca di interferenze interessanti e per questo nient’affatto stucchevole e banale come lo potrebbe essere una qualsiasi pedissequa imitazione del passato. Il gruppo è completato da due chitarristi, Nobuyuki Itou e Jin Kirita, ben affiatati ed in grado di alzare muraglie di suono al giusto momento, dal tastierista Madoka Tsukada, che non ama lesinare sui registri di Moog e Mellotron, da Mayumi Shigeto al basso e infine dalla cantante Kyoka, il cui stile potrebbe a tratti ricordare quello di Jon Anderson, complici anche certi arrangiamenti decisamente Yessiani, come potrete direttamente verificare a partire dalla festosa opener “Soar in the Sky”. L’organico è completato da alcuni ospiti d’eccellenza e cioè dal chitarrista dei Qui Takashi Hayashi, dal sassofonista degli Evraak Imagawa Tengoku e dal grandioso violinista Akihisa Tsuboy dei KBB.
Aqanesuss è un concept di nove tracce ispirate al nostro mondo nella lontana epoca del 4.000 A.C., agli albori delle più antiche civiltà. Ogni brano vive di vita propria, con caratteristiche che spesso lo contraddistinguono dagli altri, in ogni caso però viene lasciato ampio spazio ad elementi di improvvisazione conditi da prove solistiche virtuose. “Can’t Wait Tomorrow” presenta sgargianti riferimenti tastieristici Emersoniani. “Evening Scenery” è una grandiosa cavalcata dal sapore prog fusion, dominata dal violino irrequieto di Tsuboy che sfida la velocità delle chitarre elettriche in un duello mozzafiato. “Eternal Light” è una ballad dai riflessi Floydiani con atmosfere distese e sognanti e gentili colate di Mellotron. “Artificial Soul” presenta ritornelli dal sapore anni Sessanta. “Swaying Flowers” è un rigoglioso fiorire di Moog con somiglianze che ci spingono vistosamente verso gli Yes, soprattutto per quel che riguarda le armonizzazioni vocali. “Emerald Hearts” presenta un sound vigoroso con basso in primo piano e riferimenti che ci portano ai primi Dream Theater misti a suggestioni soft fusion. Ed infine “You” ci conduce verso un finale rilassante in cui le melodie divengono un aspetto centrale. Gli impasti sonori hanno un appeal moderno e patinato ed il tutto è assemblato con estrema precisione e cura, come spesso avviene nella terra del Sol Levante.
Sappiamo bene che la fantasia di Tatsuya è in grado di spingerlo in territori più impervi e complessi ma con questi Aqanesuss il divertimento è comunque assicurato e gli elementi sonori su cui concentrare l’orecchio sono tanti ed interessanti.



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Jessica Attene

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