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Comincia a diventare difficile districarsi nella discografia live di Steve Hackett. Il chitarrista è l’unico della formazione storica dei Genesis che porta avanti un discorso incentrato sul recupero di quelle meraviglie che la band realizzò negli anni ’70 e per questo merita un grosso plauso. Ma anche il più accanito dei fan non può negare che cominciano ad essere davvero troppe le pubblicazioni dal vivo negli ultimi anni. Eppure “Live magic at Trading Boundaries” merita la massima attenzione, perché è la testimonianza di un concerto semiacustico ed era un bel po’ che mancavano documenti di questo tipo. Si tratta di una serie di estratti di varie esibizioni (le cui date però non sono riportate) a Fletching, dove Steve da un po’ di tempo si esibisce un paio di volte all’anno in questa “veste”. Armato di chitarra e armonica, è accompagnato in queste occasioni dal fratello John al flauto, da Roger King alle tastiere, da Rob Townsend ai fiati e da Amanda Lehmann alla chitarra e alla voce. Quasi sessantuno minuti di musica per questo cd, che si apre con una improvvisazione, per poi passare alla sempre affascinante parte iniziale di “Blood on the rooftop”. Si susseguono una serie di brani che mantengono quasi sempre un’atmosfera incantata, sia quando si punta su eleganza un po’ malinconica, sia quando si scelgono pezzi che presentano una maggiore vivacità e velocità. Analizzando la scaletta, partiamo col dire che Steve va sul sicuro con classici quali “Horizons”, “Hairless heart”, “Ace of wands”, “Black light”, “Walking away from rainbows”, “Jacuzzi”, già ampiamente testati in passato in situazioni simili. Splendidi, poi, alcuni ripescaggi, a partire da quelli genesisiani con un estratto di “Supper’s ready” (precisamente il passaggio che porta da “Willow farm” a “Apocalypse in 9/8”) e di “After the ordeal”, ma anche il repertorio solista regala perle incredibili, dalla sempre emozionante “Hands of the priestess” alla orientaleggiante “The red flower of Tai Chi blooms everywhere”, passando per le elegiache “Barren land” e “The journey” e per le divagazioni jazz di “Jazz on a Summer night”. Nel contesto si inseriscono alla perfezione, rafforzando le connessioni con la musica classica, la meravigliosa “Gnossiene No. 1” di Satie ed un estratto di un concerto per organo di Poulenc, ben eseguito da King. La presenza di Amanda Lehmann è legata a due brani (gli unici cantati) del suo repertorio solista: “Memory lane” è una canzone delicatissima anche nel tema, visto che la chitarrista l’ha scritta per la madre malata di demenza senile; “Only happy when it rains”, invece, si muove tra pop e blues con Steve all’armonica e rappresenta forse l’unico momento poco interessante del disco. Ribadiamo: nel marasma delle uscite live di Hackett, “Live magic at Trading Boundaries” è una di quelle il cui acquisto va preso assolutamente in considerazione.
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