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ARS NOVA Chrysalis - Force for the fourth Musea 2006 JAP

Se le novità sono sempre ben accette, eccone una: le (gli) Ars Nova hanno assunto un chitarrista. Nel complesso giro di cambi d’organico la padrona di casa, compositrice e tastierista, Keiko Kumagai, ha deciso di dare una svolta musicale al gruppo. È vero che nel precedente Biogenesis Project c’era ospite Arjen Lucassen, ma questa volta il chitarrista sembra inserito in pianta stabile, vedremo.Questo nuovo chitarrista, Satoshi Handa, è presente in tre dei sei brani. Brani che non suonano nuovi, infatti cinque su sei sono il rifacimento (con doveroso riarrangiamento) di vecchie incisioni, così ritroviamo “Nova” e “Transi” dal secondo album Transi, “The 42 Gods” da The Book Of the Dead, “Horla Rising” e “Succubus” da Android Domina. Resta fuori solo “Metamorphose” che insieme alle citate “Horla Rising” e “Succubus”, sono le tre con la presenza del chitarrista che, ad onor del vero, ha semplicemente portato un’impronta piuttosto “metal” al gruppo. L’effetto, sommato anche all’assunzione del nuovo batterista Masuhiro Goto ex Gerard (anche questo ospite del precedente Project), bravo e preciso, ma piuttosto buzzurro e ostentante potenza, determina un parziale sconvolgimento delle tematiche trattate, portando il suono verso una più evidente pretenziosità sonora: quest’album è dall’inizio alla fine una dichiarazione di guerra e gli schieramenti sono formati da truppe di accordi in minore, da chitarre distorte e da attacchi metallici, da drumming a volte scarno ma sempre potente, contro orecchie e timpani dell’ascoltatore. Rimangono piuttosto chiari i richiami di sempre al trio di Emerson, a certe cose di Wakeman, alle ombrose e darkeggianti sinfonie del prog italiano, specie Goblin e Balletto di Bronzo, cui si deve aggiungere la novità di un amore per schitarrate petrucciane che faranno arricciare il naso a parecchi. In sintesi la ricetta del CD potrebbe essere rappresentata da una mistura di “Karn Evil 9” + “Profondo Rosso” + “Metropolis”, il tutto concentrato in minuti rabbiosi e senza, ovviamente, l’originalità degli emulati, intesi anche come singoli componenti dei gruppi. Il sapore retrò è abbastanza mantenuto e la nuova veste dei vecchi brani penso che saprà accontentare i fans del gruppo. Inoltre, grazie al nuovo sbilanciamento chitarristico, anche gli ascoltatori più dedito al metallo troveranno buon terreno… un po’ meno il progster più romantico o alla ricerca di qualcosa di più elevato.Chi fa prog in Giappone mi pare prevalentemente orientato verso l’ascolto del prog italiano o del metal-prog americano. A volte, dall’ascolto di entrambi, nascono lavori come questo, magari non brutti, ma che appesantiscono un po’ la digestione.

 

Roberto Vanali

Collegamenti ad altre recensioni

ARS NOVA Tränsi 1994 
ARS NOVA The Goddess of darkness 1996 
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ARS NOVA The seventh hell - la Vénus endormie 2009 
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