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AMYGDALA Complex combat Soleil Zeuhl 2008 JAP

Dopo un esordio che aveva lasciato più di una perplessità per i suoni un po’ troppo algidi, a partire dall’utilizzo della batteria elettronica, il duo giapponese degli Amygdala ci riprova e bisogna immediatamente dire che alcune “correzioni” apportate hanno ottenuto un benefico effetto. Il tastierista-bassista Yoshiyuki Nakajima e il chitarrista Yoshihiro Yamaji stavolta scelgono di farsi affiancare da un batterista “vero”. E che fior di batterista! Si tratta, infatti, di quel Daniel Jeand’heur che ha già fatto ampiamente vedere di che pasta è fatto grazie al suo lavoro con gli One Shot e con svariati altri progetti. Da segnalare, inoltre, la presenza in due brani del tastierista Kenichi Oguchi dei Kenso, che dà il suo apporto con gustosi synth-solos. Anche le scelte timbriche, in questo “Complex combat”, diventano più accorte e tra una chitarra sempre più frippiana ed una buona gamma di suoni tastieristici la band pone le basi per l’auspicabile salto di qualità. Si punta su un’unione decisa di R.I.O., jazz-rock d’assalto e zeuhl in cinque composizioni di durata abbastanza estesa e di qualità stavolta ampiamente positiva. L’inizio ha forti connotati R.I.O. con i dodici minuti di “Double army”, tra strappi continui, dissonanze ed echi di King Crimson che trasmettono la giusta tensione; Jeand’heur alla batteria è asfissiante tra cavalcate ritmiche e cambi di tempo continui, mentre la chitarra e le tastiere si danno il cambio alla guida. Piano e colpi di tosse fanno da introduzione a “Theatre anatomy”, che si basa essenzialmente su soluzioni da chamber-rock à la Univers Zero, mentre “Mole’s egg” si muove più verso un articolato jazz-rock d’avanguardia, che in alcuni frangenti offre anche soluzioni dal vago spirito canterburiano. In “Ozy” il sound si fa particolarmente soffocante e, tra spinte elettriche, drumming allo stesso tempo martellante e fantasioso e accennati spunti cameristici, rifà capolino la scuola dark degli Univers Zero. Come ultima traccia troviamo “Logos”, che, pur mantenendo la base R.I.O. emersa nell’intero lavoro, fa venire a galla anche qualche connotato zeuhl grazie a ritmi potenti, frenesia di stampo Ruins e temi reiterati. Con “Complex combat”, quindi, gli Amygdala convincono in pieno: l’ingresso di Jeand’heur ha dato nuova vitalità all’accoppiata Nakajima-Yamaji e questo secondo album del duo ha tutte le carte in regola per soddisfare le esigenze di chi segue quelle ramificazioni più complesse del progressive.


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Peppe Di Spirito

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