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AUTUMN MOONLIGHT Passengers Viajero Inmovil 2017 ARG

Se nel primo album degli Autumn Moonlight il prog-metal era circoscritto ad un episodio isolato e nel secondo si faceva vedere più spesso, ecco che con “Passengers” prende il sopravvento. Il duo formato da Mariano Spadafora (basso, tastiere, voce e strumenti virtuali) e Tomas Barrionuevo (chitarra, tastiere, voce e strumenti virtuali) mette le cose in chiaro fin dalla prima traccia “Breathe”, breve introduzione strumentale di un minuto, minacciosa fin dai primi arpeggi a cui fa seguito un’immediata esplosione di metallo pesante. Stessa cosa dicasi per la successiva title-track: il ruggito della chitarra e la pesantezza ritmica sono appena stemperati dalle tastiere, ma le dinamiche del brano prevedono anche passaggi più pacati e variazioni di tempo e di atmosfera. Il grosso del lavoro si assesta su queste coordinate, come dimostrano anche la lunga “Where we belong” (dieci minuti e mezzo) e “Last stand”. Stavolta i punti di riferimento sono principalmente i classici del prog-metal, quindi Dream Theater, Queensryche, Fates Warning e compagnia. I risultati convincono a metà, perché non si avverte la stessa padronanza tecnica delle band citate e le ottime capacità di songwriting degli Autumn Moonlight solo a tratti riescono ad ovviare a tale mancanza. In un disco prevalentemente “heavy”, comunque, non manca qualche episodio più particolare, soprattutto nella parte centrale. Decisamente brillante, in tal senso, “Outlast”, brano malinconico che sembra una strana via di mezzo tra Porcupine Tree e Cure, con un pizzico di elettronica ed i brevi, ma incisivi, vocalizzi dell’ospite Esmeralda Llanos. Altrettando intriganti “Transcend” e “Where we belong”, momenti elegiaci che riprendono la venatura post-rock spesso presente nei precedenti dischi. “Dying light” porta a conclusione l’album alternando i due volti del duo, quello più sognante e spacey all’inizio e alla fine, quello più pesante nel mezzo. Pur mantenendo un’aura misteriosa e malinconica, con “Passengers” gli Autumn Moonlight fanno un piccolo passo indietro rispetto al passato. Anche in questo cd viene a galla fortemente un certo talento compositivo, ma non si può fare a meno di notare che le cose migliori sono quelle più legate al post-rock e al prog sinfonico rispetto all’orientamento prog-metal che, purtroppo, in questa occasione è preponderante.



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Peppe Di Spirito

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