La presente edizione di questa inestimabile gemma può a ben diritto considerarsi la prima stampa: ricordo perfettamente di aver cercato il disco in oggetto, in modo febbrile ma invano, subito dopo la recensione su Rockerilla (1989): purtroppo, a causa di una di quelle disfunzioni e/o pazzie che paiono investire solo il mercato colezionistico progressivo, l'LP divenne immediatamente introvabile, e schizzò all'impossibile quotazione di 250.000 lire. Ben venga, dunque, questo ripescaggio su CD.
Piace l'apertura, segnata da potenti guitar-synth, di "Damned warrior", frammento nettamente heavy metal che è però fuorviante rispetto al contesto predominante dell'opera. Lugubri aliti di vento introducono a "474 Anno Domini", e già qui non ci sono più dubbi circa il genere proposto: un ispiratissimo folk progressivo dall'accentuata, oscura vena malinconica. Domina la chitarra acustica e la voce peculiare ed ipnotica di Myriam Saglimbeni, fra l'altro responsabile unica di tutto il lavoro, sia in sede compositiva che in quella esecutiva. Rintocchi medioevali, uniti ad un arcano misticismo, caratterizzano "Somewhere, nowhere battle" e "Loth-er Siniell", ma l'apice viene forse toccato con "Heaven to a flower" e il suo maestosissimo organo", che conferisce all'insieme un profondo respiro da cattedrale solitaria e abbandonata, rievocante la copertina dell'indimenticato "Deliver us" dei Warlord. La telepatia compositiva con la purtroppo defunta gothic band californiana affiora nel finale strumentale "Violet crystal phoenix" (unitamente, se possibile, all'aggressiva mestizia del Biglietto Per l'Inferno) e soprattutto nella conclusiva "Dark shadow", altro pezzo che si staglia con sicura profondità nell'economia generale del disco.
Veramente una grande realizzazione che sfugge a troppo rigide tipologie e settoriali classificazioni, ma che affascina con al sua torbida aura di spiritualità.