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MARCELLO CAPRA Preludio ad una nuova alba Electromantic Music 2010 ITA

Marcello Capra è noto ai progfan per essere stato uno dei fondatori dei Procession, gruppo torinese autore di due album, “Frontiera” e “Fiaba”, basati su un hard prog di buona fattura. I Procession non sono ricordati quanto altri gruppi italiani degli anni ’70, pur avendo realizzato due lavori meritevoli di ascolto. Dopo lo scioglimento avvenuto nel 1975 (Marcello Capra in realtà aveva abbandonato il gruppo nel 1973, dopo il primo album) Gianfranco Gaza prosegue con ottimi risultati negli Arti & Mestieri, mentre Capra collabora con alcuni autori come Enzo Maolucci e Tito Schipa Jr., partecipando a dischi e spettacoli teatrali. Nel frattempo avvia una carriera solista incentrata sulla sola chitarra acustica, sviluppando uno stile flatpicking (basato sull’uso del plettro, al contrario del fingerstyle che prevede l’uso delle sole dita) molto efficace che gli permette di essere considerato tra gli esponenti di spicco di questa tecnica.
L’attuale punto d’arrivo della carriera di Marcello Capra è “Preludio ad una nuova alba”, basato quasi totalmente sulla chitarra acustica, protagonista indiscussa del lavoro.
Lo stile di Capra è nervoso e allo stesso tempo pulito. Le composizioni hanno un sapore mediterraneo di fondo molto gradevole e a volte malinconico, ma sempre melodico. Alcune sono molto ritmate, con un andamento quasi percussivo, altre sono più calme e riflessive. Tra i brani più frenetici spicca certamente “Danza Verde”, una cavalcata al galoppo eseguita con perizia invidiabile. Molti titoli mostrano evidenti reminescenze folkloristiche, spesso provenienti dalla penisola iberica (“Corsari” e “Vento teso”), dalla Sardegna (“Canto di mare”). Ci sono anche alcuni brani più rilassati che riescono a spezzare l’atmosfera vorticosa del disco, rendendo l’ascolto meno faticoso. La chitarra acustica è la protagonista, abbiamo detto, supportata da effetti di eco e riverbero che aiutano a creare un’atmosfera di maggiore respiro. Talvolta è qualche percussione a dettare il ritmo, oppure è lo stesso Marcello Capra a colpire con la mano il corpo della chitarra mentre suona. Solo negli ultimi due brani spunta fuori il suono rotondo di un Gibson Les Paul, e nella conclusiva “Aura” sono alcune voci, maschili e femminili, ad accompagnare il suono della sei corde.
“Preludio ad una nuova alba” piacerà sicuramente ai chitarristi, i quali saranno in grado di apprezzare le finezze tecniche nell’esecuzione dei brani. Potrebbe essere forse un po’ indigesto per chi predilige la varietà strumentale, ma liberandosi da ogni pregiudizio sarà facile cogliere nuove sfumature ad ogni ascolto. In ogni caso Marcello Capra dimostra una volta di più come la chitarra sia uno strumento totale, con il quale comunicare emozioni (quasi) allo stesso modo che con un’orchestra.



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Nicola Sulas

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