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DROPSHARD Anywhere but home Sonic Vista Music 2011 ITA

I nostrani Dropshard, al loro debutto discografico (ma già in giro dal 2007), portano avanti un approccio al prog metal che potremmo definire mentale, se non addirittura riflessivo. In un contesto che è assolutamente di stampo “metallico”, l’appartenenza alla vasta famiglia progressive ci sta tutta, grazie a delle soluzioni tempistiche la cui ispirazione è inequivocabile. Così, i giovanissimi Dropshard non fanno mistero di avere un retroterra basato su Genesis e Jethro Tull, a cui si sono poi accostati gli ascolti di Riverside, Porcupine Tree e Pain Of Salvation, incidendo oggi un concept basato sul viaggio fisico-spirituale alla ricerca di noi stessi.
Otto i brani, suddivisi in una suite da 35 minuti, a cui si aggiunge la bonus track “Freedom Supermarket”. La cura degli arrangiamenti è sicuramente buona, anche se la batteria appare a volte troppo “leggerina”. Il cantante Enrico Scanu modula la voce senza strafare ed anzi, nel secondo movimento omonimo all’album, alterna timbriche basse ed acuti con uno stile che ricorda molto Geoff Tate, creando così quel senso di drammaticità che ha il pregio di non scadere mai nella banale retorica.
Il lavoro viene presentato in alcune recensioni come qualcosa di molto maturo. Come dare torto? Ma forse, a volerla dire tutta, è fin troppo maturo. I brani, infatti, scorrono uno dietro l’altro senza particolari scossoni, rischiando di piombare in un’eccessiva uniformità. Certo, si tratta di una suite, ma i momenti memorabili occorrono sempre. Così, viene da citare “A Cold Morning” e “Changing Colours” per le loro melodie, oltre a “A New Beginning”, che si mette finalmente in luce per dei signori controtempi.
Molto buona la timbrica sia per i synth che per il pianoforte di Marco Zago; il talento chitarristico di Sebastiano Bennati, invece, meriterebbe di essere messo maggiormente in luce con assoli più lunghi. A parte questo, la sezione ritmica composta da Alex Stucchi (basso) e Tommaso Mangione (batteria) fa la sua bella figura, nonostante una produzione, lo si ribadisce, che sarebbe potuta essere più dinamica (ma che comunque si assesta su buoni livelli).
Infine la bonus track: sicuramente un bel pezzo, che comunque non leva e non mette niente a quanto già detto in precedenza.
Riassumendo: “Anywhere…” è un debutto che supera la sufficienza, che può valere l’acquisto e che rilasserà felicemente l’ascoltatore (incredibile, se si pensa che comunque c’è una forte componente metal), però dal prossimo lavoro è lecito attendersi un decisivo passo in avanti. Questo per due motivi: primo, la band ha tutte le potenzialità per farlo e sarebbe un peccato se non si evolvesse velocemente, dato che quanto proposto non soffre dei soliti stereotipi del genere; secondo, la concorrenza è agguerrita e dispiacerebbe vedere questi ragazzi perdersi per strada. Insomma, non ci aspettiamo per forza un capolavoro… ma sicuramente qualcosa che ci faccia parlare di loro per un bel po’ di tempo.
Adesso sembra che i nostri stiano “nutrendosi” di alcuni concetti fondamentali. Vedremo cosa ne verrà fuori dopo che li avranno opportunamente “digeriti” ed “assimilati”.


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Michele Merenda

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