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LA DOTTRINA DEGLI OPPOSTI Arrivederci sogni Fading Records 2018 ITA

Avevamo perso le tracce di Andrea Lotti da quando il tastierista aveva lasciato "La coscienza di Zeno" dopo l’uscita del loro album d’esordio. A distanza di qualche anno lo ritroviamo a capo del progetto “La Dottrina Degli Opposti”, autore di tutte le musiche e dei testi. Allargato, per l’occasione, il suo parco strumenti (oltre alle tastiere, Lotti si occupa delle chitarre, della fisarmonica e del mandolino), l’artista ligure si fa aiutare per “Arrivederci sogni” dal “vecchio” sodale Gabriele Guidi Colombi al basso, dal vocalist Francesco Ciapica (Il Tempio Delle Clessidre), dal batterista Paolo Tixi (ex Il Tempio Delle Clessidre) e da uno stuolo di altri strumentisti (del Conservatorio di Cuneo) alle prese con archi, legni ed ottoni.
Proprio la presenza dell’orchestra dona ulteriore magia alle composizioni e ci fa apprezzare ancora di più la grande sensibilità musicale di Lotti, sia nelle tracce strumentali (quattro), che in quelle cantate (tre). Le fonti di ispirazione principali sono il progressive (o pop…) italiano degli anni settanta (Premiata, Banco…), filtrate con la sensibilità rock moderna e con la musica classica.
I tre minuti e mezzo dello strumentale che apre l’album, “Dove Dio dipinge le nuvole”, è già un manifesto programmatico con archi, legni, ottoni ed il pianoforte e le chitarre acustiche di Lotti a dettare le dolci cadenze del brano. “Nero, grigio e tu” è semplicemente splendida: l’inizio è soffuso, con la voce di Ciapica accompagnata dalle tastiere, poi un’esplosione di colori sfavillanti (ritmica incalzante ad accompagnare la voce) per poi ritornare alle tinte color pastello iniziali mentre il vocalist continua ad imperversare. Un notevole “solo” dell’elettrica, interventi di tastiere, ritmo sostenuto e poi ancora una pausa per solo pianoforte: un saliscendi sonoro che continua incessante sino al termine dei nove minuti del brano.
Altro giro, altro regalo con “Equilibrio”, breve strumentale, guidato dall’orchestra, ricco di pathos. Anche “Sulla via del ritorno” non prevede parti cantate, ma è profondamente diverso dal precedente: qui dominano inizialmente i synth di Lotti (quasi new prog), ben coadiuvati dall’orchestra; la ritmica è possente (mai TROPPO possente) anche se non mancano i momenti più d’atmosfera.
Ritorna Ciapica con “La riconquista della posizione eretta”, brano meno avventuroso dei precedenti, ma con qualche spunto di classe (l’inserto di sax, su tutti). Come da titolo “Quiete” è un breve bozzetto acustico per chitarre e tastiere, davvero emozionante. L’album si chiude con la lunga (undici minuti) “Fra le dita”: lunga introduzione al pianoforte, una sobria presenza dell’orchestra e poi l’inizio del cantato. Segue una sezione strumentale contraddistinta da fagotto, oboe e clarinetto con le tastiere in sottofondo ad accompagnare Ciapica. Ancora una splendida parte strumentale (un po’ alla Gentle Giant) con l’orchestra a dare quell’ulteriore tocco di classe. Riprende prepotente la voce seguito da un importante crescendo ritmico che, via via sfumando, giunge fino alla fine del pezzo.
Un vero peccato che un album così affascinante sia passato pressoché inosservato anche nel ristretto circuito dei fans italiani. Il consiglio è di ascoltarlo (lo si trova facilmente in rete) e poi di acquistarlo. Non ve ne pentirete di certo. E poi… passaparola… passaparola… passaparola.



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Valentino Butti

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