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EYESTRINGS |
Consumption |
Split Difference |
2005 |
USA |
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Ad un anno di distanza dal buon debutto "Burdened Hands" la band del giovane cantante e tastierista Parmenter, Ryan (nipote di Matthew), torna con un altro ottimo lavoro, a confermare le buone potenzialità fatte già intravedere nel recente passato. Al basso, Moog e Theremin troviamo ancora una volta la mano esperta di Matthew Kennedy (già nei Discipline). Ryan è il principale artefice della musica e delle liriche del gruppo e dimostra una maturità compositiva fuori del comune: la musica è complessa, tocca vari stili e moods (anche se si presenta meno eclettica di prima), ed è ricca di idee. Certamente è evidente l'influenza del lavoro dello zio, una specie di modello e guida per il bravo Ryan che sembra averne ereditato il talento e la forte personalità. Una copia dei Discipline? No, gli Eyestring non vogliono essere questo, al di là dell'ispirazione tangibile. Cosa potrei scrivere di nuovo che non ho già detto? L'album si presenta abbastanza speculare al precedente anche se le idee prendono una forma più compiuta e matura, con momenti di grande pathos e di lirismo intenso. Globalmente ritroviamo un CD piuttosto cupo, in cui mancano momenti di intrattenimento, come nel debutto, e dall'aspetto più omogeneo ma le composizioni in compenso si rivelano maggiormente particolareggiate, con arrangiamenti intriganti ben strutturati ed interpretati con grande pulizia. Sulla ritmica avventurosa della batteria (suonata sempre dall'ex Discipline Bob Young) e seguita da un basso attento e vivace, troviamo una chitarra sempre in movimento, fra riff melodici e parti solistiche gestite con gusto, tastiere ben presenti (anche se spesso sullo sfondo) dai suoni netti ed il pianoforte che spesso interviene a fare da contrappunto. Ho già citato gli Echolyn nella recensione di un anno fa e la band di West Point balza ancora alla mente in questa occasione, anche se siamo lontani anni luce dal concetto di plagio. A confermare la maggiore elaborazione del nuovo lavoro, la band affronta una lunga suite conclusiva di 20 minuti ("Lifelines"), in cui però il bravo Ryan inciampa un po' sul cantato (comunque su buoni livelli per il resto dell'album). Accanto a questa troviamo altri due brani di lungo minutaggio (la mini suite "Code of Tripe" e "Valid for a Week" di circa 12 minuti ciascuno) meglio riusciti nella loro globalità. Se siete rimasti delusi dalla bella fine del gruppo di Brett Kull magari potreste iniziare ad ascoltare questa nuova band: chissà che non ne rimarrete innamorati?
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Jessica Attene
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