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EL SLEDGE (+) |
Fletcher's last night |
Airaid Records |
2009 |
USA |
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Per una volta tanto un po’ di rabbia belluina passa anche attraverso le pagine di Arlequins con un e.p. di venti minuti registrato dal vivo in qualche misconosciuta bettola underground della provincia americana: il gruppo, anzi, il duo in questione sono gli El Sledge (+), ovvero Stephen Sroka alla batteria ed il chitarrista-cantante Matthew Graboski, due ragazzi che sono probabilmente cresciuti a pane e Tool, senza farsi mancare una quotidiana dose di math rock. Comprensibilmente per alcuni ci sarebbe da inorridire, io rimango in una fase neutra visto che sostanzialmente dei Tool mi è sempre importato poco. Però, qualche carta da giocare questi El Sledge sembrano avercela. A parte la registrazione a livelli da semi-bootleg effettuata con un iPod dallo stesso Graboski, mi piace notare come la chitarra usata sia un’acustica amplificata, quindi il suono è sempre abbastanza particolare (anche se nulla di originale), poi c’è qualche discreto arrangiamento abbastanza elaborato, probabile giustificazione per la presenza su Arlequins degli El Sledge. I momenti migliori di questo piccolo cd si trovano in titoli come “Pig Vomit”, “Apokalupsis” e “Baptism Of Fire”: a parte l’apparenza tipicamente angst metal nei testi, il primo pezzo si far ascoltare per un buon groove ed un interessante bridge acustico centrale piuttosto psichedelico, mentre la song di chiusura riesce a farsi apprezzare per alcune dilatazioni discretamente oscure… in generale Graboski come chitarrista sembra avere le idee piuttosto chiare e le mani ben salde sullo strumento, stessa cosa per il batterista, preciso e potente quanto basta; non mancano le ovvie aperture math-rock che rifanno il verso ai King Crimson, come inevitabilmente non mancano le prevedibili urla rabbiose delle vocals, alternate a parti cantate in stile indie americano abbastanza canonico (curiosamente a tratti mi vengono in mente i Thought Industry). Insomma, niente progressive rock vero e proprio, però chi non rifiuta a priori le sonorità più indie del rock americano potrebbe trovare “Fletcher’s Last Night” come una curiosità abbastanza interessante da scoprire.
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Giovanni Carta
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