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JACK FOSTER III Tame until hungry Muse-Wrapped Records 2007 USA

“Tame Until Hungry” è il terzo lavoro di Jack Foster III e arriva dopo il discreto successo di critica sia di “Evolution of Jazzraptor” che di “Raptorgnosis” (le cui recensioni trovate su queste pagine). L’autore californiano si avvale della collaborazione preziosa di Trent Gardner e Robert Berry per ricreare atmosfere estremamente interessanti, mantenute insieme dal collaudato connubio tra generi differenti. Se avete letto le mie valutazioni dei precedenti lavori, non vi sarà difficile capire cosa intendo, perché ancora una volta Jack crea un insieme molto eterogeneo di stili, passando dal jazz al rock con una semplicità quasi disarmante. Se per esempio si raffrontano brani come “The Solution” e “Civilized Dog” si può comprendere quanto disparati siano gli stili del cd, che paradossalmente si trovano e si completano, mentre altrove troveremmo fastidiosa la loro vicinanza. Fin dal primo “Evolution of Jazzraptor” ho trovato piacevole la voce di Jack, morbida al punto giusto, ma anche molto graffiante all’occorrenza (“Civilized Dog” ne è un esempio). E sono proprio la voce e lo stile chitarristico che mantengono un filo conduttore per “Tame Until Hungry”, ricordandoci che Jack è principalmente un cantautore. Difficile è trovare i punti più alti del cd, anche se personalmente trovo molto interessanti “Mounrning Glory” e “Broken Hallelujah”, oltre alla citata “Civilized Dog”. Menzione particolare va fatta poi per il brano conclusivo “Every Time We Say Goodbye” scritto da Cole Porte ed interpretato da Jack con la collaborazione del suo primo gruppo canoro Full House. La ricerca di melodie accattivanti, ma al tempo stesso particolari, senza probabilmente avere nel proprio bagaglio artistico la ricerca ossessiva del brano di progressive rock, rimangono un carattere distintivo di tutto il lavoro. Se forse va mossa una critica nel complesso è la apparente ripetizione della formula, nel senso che se i primi due cd risultavano una piacevole novità nel panorama musicale, oggi, con questo terzo lavoro, di novità non si può più parlare, semmai si rileva la conferma dell’ottimo livello delle produzioni. Probabilmente desidererei qualche spunto ancora più ardito (peraltro notato in “Raptorgnosis”), ma vi assicuro… questo lavoro dovreste proprio averlo.

 

Marco Del Corno

Collegamenti ad altre recensioni

JACK FOSTER III Evolution of jazzraptor 2004 
JACK FOSTER III Raptorgnosis 2005 

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