|
Trey Gunn non ha certo bisogno di presentazione tra gli appassionati prog. È uno di quei personaggi conosciuti da tutti per la sua lunga militanza nei King Crimson. Dei tanti però sono forse in pochi a conoscere nel dettaglio la sua infinita produzione. Con la raccolta “I'll Tell What I Saw “ si potrà colmare almeno parzialmente questa lacuna. Questo doppio cd non si limita ad offrire una panoramica su tutti gli album da solista di Gunn, ma anche su le sue varie collaborazioni in giro per il mondo: dalla Finlandia all'Italia, dal Messico alla Russia. Si tralasciano (non so quanto volutamente o per motivi di diritti) le sue esperienze più famose al grande pubblico: Robert Fripp, King Crimson, John Paul Jones & David Sylvian. I’ll Tell What I Saw riesce così a mettere in mostra il lato meno famoso, ma certamente non meno affascinante della musica di Trey. Se mai ce ne fosse bisogno, il musicista americano mostra di non essere solamente un virtuoso dello strumento ma un artista a 360°, coraggioso e curioso, sempre in cerca di nuove sfide e pronto ad avventurarsi in progetti impossibili (vedi “Modulator”) o a prestare il suo nome a progetti sconosciuti in qualsiasi angolo del globo. La sua presenza è spesso ingombrante, non passando mai inosservata e si fa sentire fortemente anche nei brani non composti da lui. Il suo stick o la sua warr guitar sono sempre riconoscibilissimi in qualsiasi contesto. Gunn si dimostra valido anche nell'utilizzo dei synth, con il quale stende tappeti sonori per le evoluzioni spesso virtuosistiche degli altri strumenti. Ovviamente ci troviamo nella corte del Re Cremisi e non poteva essere altrimenti, visto che parliamo con uno degli allievi prediletti di Robert Fripp e con uno dei principali artefici della rinascita del gruppo inglese negli anni 90. Sui 36 brani che compongono la raccolta, con ben 7 brani, è l'ultimo lavoro “Modulator” a fare la parte del leone. Un numero sicuramente eccessivo, rapportato alla vastità della produzione di Trey Gunn. Questa anomalia, salta maggiormente all'occhio se rapportata al fatto che tutti gli altri album da solista sono stati rappresentati da uno o due brani. Detto ciò è da sottolineare che i pezzi di “Modulator”, estrapolati dal contesto molto particolare in cui è stato concepito l'album, riescono ad essere maggiormente apprezzati come singoli brani a sè stanti, piuttosto che parti di un'unica opera. Reggono bene il confronto con le altre canzoni presenti sulla raccolta. In particolare "Spectra" e "Hymn" si affermano tra i migliori pezzi della sua produzione. ”Third Star”, l'album più bello della sua carriera da solista, è rappresentato dal piccolo gioiello in pieno stile King Crimson che è "Kuma". A questo brano bisogna però aggiungere le due stupende versioni oniriche dal vivo di "Dziban" e "Arrakis", provenienti dal disco “Live Encounter”, le quali si fanno certamente preferire alle corrispettive versioni studio. In generale nelle versioni live riesce a smussare quella sensazione di freddezza, punto debole di un po’ tutta la sua produzione. Molto trascurato è invece l’ottimo album "The Joy Mobybdenum" di cui è presente la sola splendida traccia omonima. Come già accennato, molto spazio è lasciato alle collaborazioni con altri artisti; in particolare il progetto TU con il batterista cremisi Pat Mastellotto è molto ben rappresentato con 5 tracce. Tracce che sono tra le più gustose dell'intero album e nelle quali i due musicisti mostrano di essere in perfetta sintonia, spingendo costantemente sull'acceleratore, svariando tra sound industriali e ritmi tribali sempre omaggiando sua eccellenza il Re Cremisi. Anche i KTU, bizzarra evoluzione dei TU, sono presenti con "Jacaranda", brano che vede Trey e Pat affiancareo fisarmonicista Kimmo Pohjonen, proponendoci una gustosa polka crimsoniana. Altrettanto eccentrica è “LabA Musica Horizontal” nata dalla collaborazione con il bassista messicano Alonso Arrealo, dove il possente armamentario chitarristico di Gunn si innesta su una melodia mariachi. Più nella norma invece i due brani frutto delle partenership con il polistrumentista Joe Mendelson (con cui ha condiviso il progetto Quodia) e con il creativo chitarrista Matte Henderson, anche lui allievo del grande Fripp. Abbastanza anonimo è invece il brano Cheeky, in cui Gunn affianca il batterista dei Pearl Jam Matth Chamberlain con la sua Warr Guitar. Tra le chicche dell'album sono da segnalare i brani frutto delle collaborazioni con il gruppo folk russo Farlanders e alcuni suoi membri: il clarinettista Sergey Klevensky e la cantante Inna Zhelennaya. Brani in cui il nostro buon Trey è perfettamente a suo agio in contesti apparentemente molto lontani da quelli in cui è solito muoversi. Bucolici, intensi ed emozionanti i due brani con Klevensky, in cui Gunn crea i tappeti sonori per le dolci linee melodiche del clarinetto. Più propriamente folk i pezzi con i Farlanders e Inna Zhelannaya, con un sound tra antico e moderno su cui si erge possente la voce muscolare della cantante russa.
Per finire troviamo anche due estratti dalle due esperienze italiane di Trey Gunn: una risalente al 1997 con il musicista siciliano Saro Cosentino, l'altra molto più recente del 2010 con l'emergente gruppo torinese dei N.Y.X. La prima molto minimalista e anche un po' noiosetta, la seconda sicuramente più interessante in cui Gunn è alle prese con un pezzo alquanto naïf, ma intenso e impregnato di sonorità tetre e desolanti, ennesima dimostrazione di come il nostro amico non abbia paura di mettere la faccia nei progetti più misconosciuti! Valutare una raccolta così vasta e variegata come questa è compito difficile. La carriera di Trey Gunn non si può mettere in discussione in nessuno dei contesti in cui si è cimentato, ha sempre speso estrema professionalità e gran classe, ottenendo risultati sempre eccellenti. Per quanto riguarda la scelta dei brani, tralasciando la scelta commerciale di dare eccessivo risalto all'ultimo album, è pienamente condivisibile. In conclusione, seppur perfettibile, “I’ll Tell What I Saw” è una testimonianza significativa della carriera ventennale di questo grande artista. Un perfetto Bignami della sua immensa discografia… ma pur sempre di un sintetico Bignami si tratta!
|