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IL GIARDINO ONIRICO Complesso K MMXIII Lizard 2013 ITA

A distanza di un anno dall’esordio, torna Il Giardino Onirico con un lavoro che non si può definire esattamente nuovo di zecca. Il concept album quasi interamente strumentale che i laziali danno alle stampe, infatti, era stato composto tra la fine del 2008 e la prima parte del 2009. Durante l’estate di quell’anno, la suite divisa in quattro parti viene presentata al “Salefino Rock”, concorso locale per gruppi emergenti, facendoli poi classificare come vincitori. Dopo la competizione entrerà a far parte del gruppo anche Dariush Hakim; le tastiere in formazione diventano così due e nel 2010 iniziano finalmente le registrazioni in studio, con una maggior arricchimento di effetti. È proprio allora che nasce ufficiosamente “Complesso K”, destinato però a rimanere per lungo tempo in versione demo, visto che non sarà né pubblicato e né distribuito, tranne che per un breve periodo esclusivamente online. Nel frattempo, è subentrato anche Marco Marini con la sua voce narrante e prende forma “Perigeo”, con cui debutteranno nel 2012. Agli inizi del 2013, oltre a comporre la stesura dei nuovi pezzi, viene aperto il cassetto in cui giaceva il vecchio lavoro rimasto inedito e si decide di consegnarlo finalmente al grande pubblico. Vengono incise le nuove tracce di batteria, i brani vengono re-mixati e re-masterizzati per creare un suono più vivo, più attuale, a cui si aggiunge anche una nuova introduzione narrata.
Proprio l’intro recitata si mostra tanto cerebrale quando onirica, allineandosi perfettamente con i classici testi prog. Qualcosa, cioè, che l’ascoltatore può solo intuire, visto che il presupposto di tutto il discorso… lo conoscono solo gli autori stessi. Per alcuni è la summa della poesia visionaria, per altri è l’anticamera dell’incomunicabilità. Ma, ad onor del vero, Il Giardino Onirico non è certo il peggio (o il meglio, fate voi) che la “lettura ermetica progressiva” italiana ha fino ad oggi espresso. Andando oltre, la narrazione immaginifica ed enfatica lascia presto spazio alla musica vera e propria, che si mostra già nel primo movimento pomposa, classicamente epica, con giri sinfonici che forse possono essere (fin troppo) facilmente intuibili nella loro orecchiabilità. Ci sono delle ritmiche heavy molto vicine al prog-metal che si alternano ad altri spazi di quieta tensione irreale, creando così qualcosa dal sapore sicuramente articolato. Si parla molto del ruolo delle due tastiere, ma sarebbe forse il caso di porre la propria attenzione sugli assoli luminosamente vitali del chitarrista Stefano Avigliana e sui fondamentali passaggi di basso di Ettore Mazzarini. Per carità, tutti i musicisti coinvolti sono di alta caratura, come del resto l’inizio del secondo movimento, che si apre tra pianoforte e controtempi tecnologici, sta a dimostrare.
Insomma, è inutile lasciarsi andare ad ulteriori dettagli specifici in un’opera di circa quaranta minuti. Se piace il prog tendente alle partiture più “pesanti”, essenzialmente sinfonico-strumentale, con tastiere in evidenza tipo vecchio Kevin Moore, una chitarra che sa il fatto suo ed una sezione ritmica che tiene botta, con un andamento che sa un po’ di accademia, allora questa uscita fa per voi. Non dura moltissimo e quindi, tra i vari cambiamenti d’atmosfera (pur mantenendo sempre il medesimo marchio di fabbrica), non ci si annoia. Resta il fatto che è lecito attendersi un lavoro finalmente nuovo, con idee originali, dato che tutto ciò è nelle corde di questa più che valida band.


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Michele Merenda

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