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GREY MOUSE Trip BRP Records / Addicted Label 2020 RUS

Sitar ed ancora sitar, un bel didjeridoo ed una fiera dose di chitarre elettriche, il tutto confezionato con “stupefacente” amore dai moscoviti Grey Mouse giunti con questo album alla loro terza prova discografica pubblicata nel 2012 e ristampata recentemente su smilzo ma dignitoso digipak cd od in alternativa una più gratificante edizione in lp (ma con qualche importante brano tagliato) uscita ancora nel 2014 per la greca 69 Watt/Anazitisi Records.
Divenuti nel tempo cult band nel giro stoner/heavy rock, presumibilmente poco noti alla maggioranza dei fruitori rock grazie alla loro provenienza vista ancora con un po' di sospetto e qualche pregiudizio, i Grey Mouse, formazione alquanto liquida, per questo giro quintetto pilotato dal chitarrista Andrew Batalin, dai fratelli (?) Chunikhin alla sezione ritmica, dal suonatore di sitar (oltre che didjeridoo ed armonica) Maxim Shutikov e dalla carismatica voce di Victoria Barsukova, dimostrano di avere le idee ben chiare sulla propria musica, intesa come esperienza lisergica e catartica, con un saggio sguardo al passato ed un’apprezzabile irruenza sonora…
Genericamente etichettabile come stoner rock, “Trip” è comunque di fatto un album di acid rock relativamente classico che ha la bontà di associare momenti alquanto e volutamente sopra le righe con passaggi strumentali altamente raffinati. Nei passaggi più spacey e desertici non si fanno mancare drones narcotizzanti ed inquieti, chitarre eteree e melodie visionarie speziate con tonalità jazz rock; la Barsukova interpreta bene il proprio ruolo di sacerdotessa rock pagana, specialmente quando si inserisce nelle trame esotiche ordite dal sitar, in scenari musicali desertici più affini alle lande dell’ex repubbliche sovietiche piuttosto che a quelle più rassicuranti della California, esotismi che rimangono comunque, direi anche per fortuna, strettamente vincolate nell’immaginario pop/psichedelico senza cadere in pericolosi percorsi world music/musica etnica. Traiettorie sonore elettriche che si orientano quindi attraverso una vasta nebulosa sonora fra Vespero, Colour Haze e le più tradizionali mosse sonore d’obbligo verso King Crimson e Black Sabbath.
La scelta di registrare il disco praticamente live in studio mette bene in evidenza il buon estro anarchicheggiante dei Grey Mouse e rappresenta in maniera onesta le loro capacità strettamente musicali… Quindi, una occasione per (ri)scoprire un altro buon gruppo del panorama musicale undeground russo/orientale, creativamente sempre piuttosto turbolento e ricco di proposte stimolanti ed estremamente interessanti.



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Giovanni Carta

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