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SIMON HOUSE |
Spiral galaxy revisited |
Black Widow |
2001 |
UK |
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L'ex violino di High Tide e Hawkwind ritorna con un nuovo album e ci ripropone per l'occasione alcuni brani degli Hawks riveduti e reinterpretati. Per la precisione possiamo riascoltare "Spiral galaxy 28948" (da "Warrior at the edge of time" - 1975), "Hall of mountain grill" (dall'omonimo album - 1974), "The forge of vulcan" (da Qark strangeness and charm" - 1977) e "Chronoglide skyway" (da "Astounding sounds, amazing music" - 1976). Naturalmente le reinterpretazioni vengono proposte ponendo il violino ancor più in primo piano, accentuando forse il climax spaziale che già di per sé non è di poco conto, nella musica degli Hawkwind. Non si tratta assolutamente di un album di solo violino: i sintetizzatori sono ovviamente i componenti principali di ogni album di space-rock che si rispetti e non si fa certo eccezione, anche se le eteree ed ultraterrene sonorità dello strumento principe di House riesce a costruire atmosfere ipnotizzanti. Oltre a questi 4 brani, House ci propone altrettante nuove composizioni, tra cui spiccano sicuramente i 19 minuti di "Glencoe", una cavalcata space-sinfonica che ci porta all'interno di dimensioni musicali sconosciute, una conclusione stellare per uno dei maestri dello space-rock (diffidare delle imitazioni!) in circolazione.
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Alberto Nucci
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