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KOSMORATIK Gravitation Nordic Records 2012 NOR

Kosmoratik è il progetto del cantautore norvegese Eivind Johansen, ispirato nell’autunno del 2009 dalla visione di una fotografia attraverso un “cosmorama” (una tecnica di esibizione del 19° secolo che tramite strumenti ottici permetteva l’osservazione pseudo-tridimensionale di panorami e soggetti esotici).
Dopo aver fissato su nastro le prime canzoni in forma di demo, Eivind instaura una fruttuosa partnership con il polistrumentista e arrangiatore Odd Gunnar Frøysland, qui in veste di chitarrista, bassista e tastierista. L’album può vantare inoltre il contributo della voce femminile di Lise Lotte Ågedal, delle percussioni di Bjarte Jørgensen, delle tastiere di Arthur Piene e di numerosi altri ospiti agli archi e all’oboe, nonché gli interventi al Mellotron di Jo Wang, personaggio di spicco della scena musicale norvegese (in passato anche collaboratore dei White Willow).
“Gravitation” è un album fresco e godibile che strizza l’occhio ai Pink Floyd e ai Beatles, senza mai suonare pedissequamente derivativo: a volte si sfiora un frizzante pop sinfonico, in cui il flauto psichedelico di “Strawberry Fields Forever” sposa escursioni chitarristiche in stile David Gilmour (eloquente l’assolo nella chiusura “It’s in my mind”), con leggiadre armonie vocali ad alleggerire il risultato, come nell’accattivante “In spite of all (life was grand)”, potenziale singolo di cui è stato anche filmato un videoclip.
Altrove sono piano e chitarra acustica a guidare le danze, spesso sostenuti da un quartetto d’archi (come nelle ballate “Unfinished journeys” e “Veronica, go”). Qua e là è il fantasma dei Moody Blues ad aleggiare, e forse la misticheggiante introduzione recitata a “Lilac smile” è proprio una citazione dei primi, ingenuamente concettuali dischi dei moodies. Episodio singolare è invece la jazzata “Don Quixote”, con il piano elettrico e una chitarra con decise inflessioni fusion.
Non si deve però pensare alla musica dei Kosmoratik come qualcosa di antiquato e démodé: la scrittura di Johansen ha i piedi ben piantati nel presente e la produzione è incontestabilmente moderna (pur contemplando occasionali timbriche vintage come Mini-moog e Mellotron), ma con un gran numero di indizi disseminati nelle canzoni a mo’ di citazione, quasi a voler pagar tributo ai grandi nomi ispiratori.
Potremmo dire, semplificando e generalizzando, che “Gravitation” è l’album pop di un compositore che non riesce a nascondere la sua provenienza scandinava, e che in questo senso include inevitabilmente una certa aura malinconica, conferendo maggiore profondità a brani semplici ed immediati. Un esordio promettente, in punta di piedi e sotto le righe, un nome da tenere d’occhio nel prossimo futuro.


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Mauro Ranchicchio

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