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DAVE KILMINSTER … and the truth will set you free… autoprod. 2014 UK

Legato al mondo del prog soprattutto per alcune collaborazioni importanti (ha suonato, tra gli altri, con Keith Emerson, Roger Waters, John Wetton, Carl Palmer e Geoff Downes), l’abile chitarrista Dave Kilminster giunge al suo secondo album solista con “… and the truth will set you free…”. Non aspettatevi un disco fortemente sinfonico o floydiano e nemmeno uno di quei lavori in cui la chitarra va in primissimo piano con acrobazie al limite dell’umano. Pur mostrando le sue ammirevoli qualità di strumentista e avvertendo qua e là influenze derivanti dal progressive rock, Kilminster preferisce puntare su sonorità orecchiabili, eleganti e in qualche occasione un po’ energiche. Coadiuvato da una sezione ritmica composta da Pete Riley alla batteria e alle percussioni e da Phil Williams al basso, il musicista britannico sforna una serie di otto composizioni ben congeniate, per circa un’ora di musica di discreta qualità. Il disco parte con “Messiah”, brano di quasi otto minuti che parte come ballata acustica per chitarra e voce e che poi si sviluppa in maniera più energica, spostandosi verso un hard rock di classe che presta molta attenzione alla melodia, anche in quei momenti in cui c’è l’intervento di un quartetto d’archi (presente anche su altri pezzi) a mostrare qualche collegamento con la musica classica. In seguito Kilminster si diverte ancora a mescolare le carte, tra un’acida “Addict” dal riff insistente, il pop-rock caramelloso di “Circles”, la malinconica e cantautorale “Save me” e la ruvidità di “The fallen”. Ci sono anche una “Thieves” che passa dall’odore di Toto ad un nuovo intervento del quartetto d’archi e inserendo anche spunti da guitar-hero e la lunga “Cassiopeia”, che permette a Kilminster, nella parte finale, di sfogarsi in un lungo e appassionante assolo, attraverso il quale mostra anche una certa personalità. Il momento che per i lettori di Arlequins può essere più esaltante è rappresentato dalla conclusiva “Stardust”, oltre nove minuti di delizie floydiane che fanno capire che il contatto ravvicinato con Roger Waters, durante i tour in cui quest’ultimo eseguiva “The dark side of the Moon” e “The wall”, ha lasciato un segno forte. Il buon gusto dell’impianto melodico e degli spazi solistici della sei corde rappresenta probabilmente il punto di forza di “… and the truth will set you free…”, album che, alla fine, lascia un’impressione generale favorevole. Il prog è solo sfiorato in alcuni frangenti, ma nel complesso la proposta di Kilminster trasmette un buon feeling e risulta assolutamente valida nella sua raffinatezza.



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Peppe Di Spirito

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