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KERRS PINK Presence of life autoprod. 2021 NOR

A 41 anni di distanza dall’esordio, la band arriva al suo album numero sette… anche se ormai da tempo non si tratta di una vera e propria band bensì del progetto del chitarrista Harald Lytomt che, di volta in volta, si contorna di un nucleo di musicisti più o meno stabile. La formazione di questo nuovo album vede peraltro confermata l’intera line-up che aveva dato vita al precedente lavoro (“Mystic Spirit”, 2013), integrata da un secondo tastierista, Lasse Johansen, e un secondo chitarrista, Hans Jørgen Kvisler; per il primo dei due si parla di ritorno, avendo questi partecipato al (poco apprezzato) album “Tidings” del 2002.
Dopo la parentesi più sbilanciata verso il pop dei due album pubblicati a cavallo del salto di millennio, il primo dei quali contraddistinto da un titolo quanto mai parlante, “Art of Complex Simplicity”, il progetto era ritornato, con “Mystic Spirit”, a calcare nuovamente territori più consonanti al Progressive sinfonico degli esordi, anche se con sonorità più moderne e sempre con una consistente dose di fruibilità. Anche i primi storici album, tra i quali ricordiamo senz’altro il secondo, “Mellom Oss” (1981), in effetti non hanno raggiunto vette qualitative eccelse ma hanno saputo comunque farsi apprezzare da una cerchia di appassionati abbastanza ampia. Questo “Presence of Life” ricalca idealmente le caratteristiche di “Mystic Spirit”, con una collezione di canzoni di media durata (con un picco che supera i 10 minuti) che spaziano all’interno del Prog sinfonico tra accostamenti a Genesis, Camel, Jethro Tull… ma anche Spock’s Beard e Flower Kings, mentre le contaminazioni folk che impreziosivano i primi due album sono ora ridotte ai minimi termini.
Non che comunque quanto andiamo ad ascoltare non sia interessante: è notevole ed accattivante il brano d’apertura “Resurrection”, ritmato ma d’impatto e con delle tastiere pesanti che piacciono sempre a tutti. Ben più ritmata e d’impatto la successiva “Private Affairs”, dai connotati più accattivanti ma non troppo fruibili, con un cantato in gran spolvero (Eirikur Hauksson si divide ormai da qualche anno tra i Kerrs Pink ed i più noti Magic Pie).
“The Book of Dreams”, altro brano di 9 minuti, sembra idealmente un piccolo concept album, una piccola avventura musicale variegata, con tastiere trascinanti come sempre ma meno ingombranti, un bel variare di situazioni musicali, cori e parti vocali ad effetto. Bello potente anche l’avvio di “Away from Shadows”, con una chitarra che accenna, in chiave hard, uno dei pochi accenni folk dell’album. I toni si fanno presto più languidi e malinconici e il brano scivola così per alcuni minuti, prima di un finale di nuovo ad alta tensione. “Luna” è stata pubblicata anche su singolo ma purtroppo si tratta di un brano decisamente dispensabile, classico brano che nei concerti degli anni ’80 sarebbe stato da accendino, se siete abbastanza attempati da ricordare cosa intendo. L’album si chiude coi 12 minuti e mezzo di “In Discipline and with Love”, bel brano variegato e melodico ma leggermente sottotono rispetto ad alcune delle tracce precedenti.
Un bell’album, in definitiva, quasi entusiasmante a momenti, ma oggettivamente un po’ stucchevole a tratti. Sicuramente è comunque ben realizzato e con musicisti certamente ispirati che riescono a toccare le giuste corde dell’appassionato di Prog sinfonico.



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Alberto Nucci

Collegamenti ad altre recensioni

KERRS PINK Mellom oss 1981 (Musea 1993) 
KERRS PINK A journey on the inside 1993 
KERRS PINK Art of complex simplicity 1997 
KERRS PINK Tidings 2002 
VV.AA. 7 days of a life 1993 

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