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LOVE DE VICE |
Numaterial |
Blackfieldmedia |
2010 |
POL |
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A distanza di poco più di un anno dall’esordio “Dreamland” esce il secondo lavoro dei Love De Vice, un sestetto di musicisti polacchi che dichiarano amore verso un po’ tutto l’hard rock ed il progressive degli anni ’70, ma che provano comunque a dare un piglio moderno alla loro musica. I primi brani dell’album spingono verso un prog-metal in cui la componente metallica è decisamente preponderante: i ritmi sono impetuosi e i ruggiti assordanti delle due chitarre sono solo parzialmente attenuati dalle rifiniture delle tastiere. Una formula abbastanza scontata e prevedibile, a cui manca quel quid che permetterebbe di ricevere un giudizio positivo e non bastano né le buone parti vocali né la sterzata di “Megiddo” verso sonorità che provano a far avvicinare i Porcupine Tree e i Metallica meno estremi per salvare la situazione. Eppure nella seconda metà dell’album i Love De Vice riescono a sorprendere grazie a tre brani che si discostano un po’ da quanto proposto inizialmente e che sono orientati verso soluzioni diverse. Molto piacevole, ad esempio, la ballad “With you now”, vagamente à la Kansas, dai toni più soft, con tratti acustici e un mood malinconico. La band riesce però a dare il massimo sulla lunga distanza e quando punta su atmosfere più particolari. Esemplari in tal senso i sette minuti di “Love or illusion”, conditi da un curioso sapore orientale (non a caso sono presenti anche un sitar e dei tamburi etnici coreani) e da un crescendo imponente che solo in conclusione spinge verso un metal più robusto. Ancora meglio però l’ottimo finale affidato ai tredici minuti di “Letter in ‘A’ Minor”, dove il suono degli archi ricorda un po’ i Wolf di Darryl Way, un po’ i gotici My Dying Bride ed è davvero affascinante, su ritmi più compassati, il connubio che si crea tra il sound classicheggiante, il rock a tinte fosche, il ruggito lento delle chitarre, gli impasti elettroacustici, gli intensi solos e le melodie ariose. Se tutte le tracce fossero state sul livello di quest’ultima si sarebbe potuto parlare di un grandissimo album e lascia un po’ l’amaro in bocca il pensiero che i musicisti non abbiano sfruttato appieno queste enormi potenzialità. I Love De Vice sfornano quindi un lavoro non del tutto riuscito, ma sanno essere assolutamente convincenti in quelle composizioni in cui sanno mostrare personalità allontanandosi dal metal tecnico e che forse da sole valgono l’acquisto del cd.
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Peppe Di Spirito
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