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RENAUD LOUIS-SERVAIS GROUP Iluna autoprod. 2011 FRA

Renaud Louis-Servais è un musicista che calca le scene musicali europee da circa 25 anni, spaziando attraverso Hard Rock, Pop, Jazz e Fusion, ma solo con questo "Iluna" arriva all'agognato debutto discografico assieme alla sua band. Ad accompagnarlo in questa avventura sono la sezione ritmica composta dal bassista Henri Dorina, il batterista Alain Bidot-Naude, il tastierista trombettiere Franck Guicher, più una serie di session man tra cui spicca l'italiano Alessandro Nocco al sassofono. Renaud e la sua band sono stati forgiati da una lunga ed estenuante gavetta, basti pensare che hanno suonato per decenni in giro per l'Europa o sapere che questo album ha avuto una genesi di più di 10 anni. Tutto ciò si tramuta in qualità e professionalità che sono facilmente riscontrabili in "Iluna".
Il disco è prevalentemente fusion, una fusion guitar oriented molto armonica che non disprezza sonorità folk mediterranee come nel brano "Chani". E' facile riscontrare tra i principali riferimenti Weather Report, il Jeff Beck di Blow by Blow, i primi UZEB, ma soprattutto Pat Metheny. Quest’ultimo è addirittura omaggiato esplicitamente nel brano "Pat”. Non mancano degli spunti progressive che, oltre ai Soft Machine del dopo Wyatt e il Cantebury più Jazz, si possono individuare in gruppi come Yes e Pink Floyd. Ne è un esempio lo splendido brano finale "Dom", dal retrogusto floydiano e terminante con l'assolo più bello dell'album. Altri momenti da segnalare sono i primi tre brani che compongono la mini suite “Trilogie d’Iluna” o il boogie woogie di “Gimmik” con il chitarrista francese in bell’evidenza che ricorda il grande Allan Holdsworth.
E’ possibile rivedere nello tecnica di Louis-Servais, qua e là, rimandi a grandi chitarristi, dai già citati Beck, Metheny, Holdsworh ai vari Vai, Satriani, Moore fino Gilmour e Santana. Detto ciò Renoud ha fatto proprie tutte queste influenze, senza essere l’epigono di nessuno. Si è creato un suo stile chitarristico molto personale, molto lirico e di rara potenza espressiva. Pur possedendo una tecnica davvero notevole non si ingolfa mai in fraseggi onanistici o meri esercizi ginnici. Altresì i musicisti della band non sono da meno, preparatissimi e ma mai sopra le righe.
Tanta perizia e bravura ci regalano quindi un disco estremamente godibile e raffinato. Trovare dei difetti è molto difficile, forse potrebbe uscire fuori un po' di ruffianeria o forse manca di qualche scheggia di sana follia, ma è davvero ingeneroso stare a cercare mancanze in questa opera. Che altro aggiungere… speriamo di non dover aspettare altri 10 anni per un nuovo album.


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Francesco Inglima

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