|
DANIELE LIVERANI |
Fantasia |
SG Records |
2013 |
ITA |
|
Ex tastierista per tre album della prog-metal band nostrana Empty Tremor, con cui è stato conosciuto dal grande pubblico, Daniele Liverani è anche un guitar-hero che ha avuto modo di studiare al tanto famoso quanto prestigioso GIT di Los Angeles, in cui ha potuto sviluppare la sua tecnica da autentico shredder. La moda di quest’ultimi è passata ormai da un pezzo, anche se il fenomeno non sembra affatto estinto come vorrebbe far credere qualcuno. Così, tra i numerosissimi progetti elencati su queste pagine online per il suo precedente lavoro, Liverani ha avuto modo di sfornare tre album strumentali a proprio nome, dando sfoggio (soprattutto nel secondo lavoro) di abilità da vero e proprio polistrumentista. In “Eleven mysteries”, a dimostrazione della sua grande fiducia nella “linea verde” (come era già accaduto del resto con la band citata all’inizio), il nostro si presentava con un gruppo composto da giovanissimi. Stessa cosa con questo “Fantasia”, dove rimane solo il tastierista Marco Zago e viene quindi sostituita in blocco la sezione ritmica con Nicolò Vese al basso e Simon Ciccotti alla batteria. Occorre dire che il lavoro di squadra stavolta si fa sentire molto più concreto che in precedenza; il sound è pieno, maggiormente “quadrato” ed anche la ricerca melodica è degna di attenzione. Sono presenti gli stilemi neoclassici che sembrano oramai far parte integrante di una determinata estrazione chitarristica, a cui non manca mai la consueta aggressività “metallica”. Pezzi come “Apocalypse” e “Rage” stanno lì a dimostrarlo. La tipologia di quest’ultima fatica potrebbe essere accostata a quella di “Instrumental variations”, primo lavoro del chitarrista americano David T. Chastain, che nel 1987 fece la gioia degli amanti di questo genere. Un cipiglio quindi duro, assai ottantiano, che come tale non disdegna le uscite orecchiabili, forse anche accattivanti. E l’iniziale “Unbreakable” ricorda gli anni ottanta anche per la produzione del brano, dove il suono della batteria ricorda quella sgradevole sensazione in cui non si capiva se fosse davvero il brano registrato male oppure se la colpa era da individuare nella scarsa qualità dell’audiocassetta! Un difetto che per fortuna va man mano migliorando con il trascorrere dei brani e che nella seguente “Joke” viene un po’ mistificato dall’approccio musicale nello stile del Joe Satriani meno mediterraneo e più da “corsa”. Il basso furioso e martellante di Vese apre “Gigantic”, in cui Liverani si esprime su un chitarrismo a sua volta intriso di rabbia, per poi passare come contrasto alla melodia di “Black Horse”, tra le cose migliori in assoluto di tutto l’album, assieme alla multiforme e tirata “Guilty” (finalmente ci sono anche gli sprazzi solisti di Zago), oltre che alla già citata “Rage”, dalle grandi aperture melodiose. Detto anche della presenza di altri brani interessanti da ascoltare, Daniele Liverani sembra pian piano avvicinarsi a qualcosa che potrebbe in futuro diventare rilevante. Forse qui non c’è quella ricerca letteraria che aveva tentato di esprimere nel precedente lavoro, ma è sicuramente presente una maggiore immediatezza, che porta ad apprezzare anche il lato compositivo, oltre chiaramente quello prettamente esecutivo. Per certe cose il chitarrista tricolore potrebbe apparire anche anacronistico, ma forse il fascino naif di certe proposte sta anche in questo. Vietato parlare di capolavori, per inteso, ma chi apprezza ancora il genere potrà continuare a seguirlo senza avere spiacevoli sensazioni di “obsoleto” e di “tempo trascorso male”. Coloro i quali ascoltano musica da tanto tempo e di tanto in tanto risentono i loro vecchi album, sanno benissimo di cosa si sta parlando.
|
Michele Merenda
Collegamenti
ad altre recensioni |
|