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LOVE DE VICE |
Pills |
Wydawinctwo Muzyczne Fonografika |
2016 |
POL |
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Dopo un l’altalenante “Numaterial”, le immagini del DVD “Silesian night 11.11.11”, registrato dal vivo, ci avevano mostrato i Love de Vice in pienissima ascesa, per merito di una performance molto piacevole e condita da una serie di inediti di alta qualità che sembrava dovessero comparire sul nuovo disco in studio. “Pills”, uscito nel 2016, invece, delude un bel po’ le attese. Ci si aspettava un senso di continuità rispetto al video live che avevamo assaporato e ci si ritrova di nuovo ad ascoltare un percorso sonoro frammentario e contraddittorio. Già l’apertura affidata a “No escape” ci presenta un gruppo impegnato in un metal poderoso, ma melodico e dai connotati vagamente gotici, che alla lontana potrebbe ricordare i Paradise Lost degli anni ’90 e con risultati non del tutto soddisfacenti. Si tratta di caratteristiche presenti anche in altri brani, a partire dalla successiva “Ritual” e continuando “Afraid” e con l’hard rock di poche pretese di “Hell on Earth”. Ma è solo una delle varie facce dei Love de Vice. “Best of world” è un pop rock caramelloso abbastanza banale e molto orecchiabile; probabilmente pensato come pezzo che fungesse da traino e da spinta commerciale, in realtà resta una parentesi piuttosto insipida e completamente fuori contesto. Va meglio, ma senza esagerazioni, che “Wild ride”, robusto rock alternativo sulla scia dei Faith No More. Si potrebbe avere l’impressione, a momenti, che il percorso intrapreso rappresenti un netto passo indietro, poi, però, ci si ritrova di fronte a veri e propri gioiellini che innalzano non poco le quotazioni dell’album. E’ il caso della title-track, che grazie al massiccio intervento degli archi e al soave cantato femminile spinge verso un romanticismo orchestrale estremamente affascinante. Non altrettanto seducente, ma comunque valida, la versione acustica dello stesso pezzo che è posta in chiusura del cd. Notevole anche “Nobody owns me”, capace di mescolare con buoni risultati un rock abrasivo e dal sapore psichedelico con sonorità sinfoniche ed epiche. Poi ci sono due perle di valore assoluto. Una è “Pictures from the past”, che avanza tra sapori floydiani, una brass section che regala un effetto curioso e accattivante ed un finale magistrale affidato ad un assolo di violoncello. L’altra è quella “Winter of soul” che ci aveva colpito già sul DVD dal vivo e che è rimasto l’unico inedito presentato poi su questo nuovo album. Si tratta di un prog sinfonico molto personale, che si protrae per quasi otto minuti (si tratta della traccia più lunga del disco) con dei crescendo imperiosi e ben articolati per merito dell’unione perfetta di timbri elettrici ed acustici. Sembrava volessero e potessero spaccare il mondo i Love de Vice. Avevano organizzato le cose in grande: assestata una line-up formata da Pawel “Ozzie” Granecki (voce e chitarre), Andrzej “Messi” Archanowicz (chitarre), Robert “Rip” Pelka (basso), Krzysztof “Krzyhu” Slaby (tastiere) e Tomasz “Kudel” Kudelski (batteria), si erano fatti aiutare da numerosi ospiti in studio e hanno curato con grande attenzione la registrazione, che difatti è una delle note ampiamente positive. Questo dispendio di energie, tuttavia, non è stato abbastanza. La terza prova in studio dei Love de Vice, infatti, non fa che seguire la scia del precedente cd “Numaterial” ed è davvero impressionante come vengano alternate composizioni che fanno venire voglia di interrompere l’ascolto ad altre che fanno quasi fare un balzo dalla sedia per le emozioni che regalano. Risulta poi francamente incomprensibile la rinuncia ad una serie di brani ottimi e già rodati dal vivo. Resta un senso di incompiuto, di promesse non mantenute ed è difficile anche dare un giudizio globale per “Pills”. Di certo, per l’agognato salto di qualità e per la prova di piena maturità bisognerà aspettare ancora.
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Peppe Di Spirito
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