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LARD FREE Unnamed Spalax Music 1997 (Replica Records 2022) FRA

I Lard Free sono la creatura di Gilbert Artman, batterista, multi strumentista e compositore che gravitava, sul finire degli anni Sessanta, nel microcosmo dei jazz club francesi, dove mosse i suoi primi passi alla batteria. Il suo spirito di avventura lo spinse a creare una band tutta sua che gli permettesse di esprimersi liberamente, mettendo a frutto il suo amore per l’avanguardia ed il jazz nelle sue declinazioni più fluide e spregiudicate. Fu così che la proposta di Philippe Bolliet (sax e clarinetto), François Mativet (chitarra) e Dominique Triloff (tastiere) di suonare insieme si concretizzò nel 1970 nella nascita dei Lard Free, singolare creatura musicale pronta a disfarsi senza rimorsi di schemi e barriere.
Il gruppo, che comprendeva anche Jean-Jacques Miette al basso e contrabbasso, vinse un concorso che gli permise di incidere due brani in un vero e proprio studio di registrazione della Chappell e che gli fece conoscere anche il giornalista Gilles Yéprémian che diventerà il loro manager. Fu proprio Gilles a convincere il produttore dei Catharsis ad ingaggiarli per la realizzazione di un album ma questi cambiò idea a progetto iniziato quando si rese conto che la musica dei Lard Free era troppo sperimentale per i suoi gusti. Le incisioni risalenti a questo periodo (1971 e 1972), che si pregiavano anche della partecipazione del vibrafonista inglese Robert Wood, vedranno la luce soltanto 25 anni più tardi quando la francese Spalax le pubblicherà finalmente su CD col titolo “Unnamed”. A questa prima edizione del 1997 ne seguiranno una, sempre su CD, nel 2008 per la giapponese Captain Trip ed una su vinile per la spagnola Wah Wah Records nel 2010 in una tiratura limitata di 500 copie autorizzata da Artman.
Questa splendida stampa su vinile della Replica Records ripropone l’intero set di pezzi della vecchia stampa su CD con l’ultimo brano “A Chacun Son Boulez” inciso su un 7 pollici a parte incluso nella confezione. Già dal titolo del primo pezzo, “La Chevauchée Des Vaches Qui Rient”, un gioco di parole che ricorda “La cavalcata delle Valchirie”, si intuisce lo spirito irriverente dei Lard Free. In realtà il pezzo non ha quasi nulla che ricordi il celebre brano di Wagner ma è un guazzabuglio di suoni dove quelli che sembrano dei campanelli e i fiati si incontrano e scontrano su uno sfondo disordinato che potrebbe essere quello dei macchinari di una fabbrica che lavora nelle vicinanze. Il brano sfuma nella successiva “Cochonailles” che acquista ritmo ed impeto. Apprezziamo tutta la versatilità ritmica di Artman e la grande tecnica di Mativet che snocciola assoli di chitarra pieni zeppi di note che rotolano su un tessuto sonoro aperto e flessibile che oscilla fra free jazz ed avant rock. Più avanti, sul lato B del vinile, si trova una seconda versione di questo brano riformulato con tonalità più calde e illuminate dall’organo.
“Tobrouck 120 Kms” si apre col sax di Bolliet in solitaria che senza fretta allinea note intrise di tristezza e desolazione; questa struggente atmosfera di attesa e sofferenza viene pian piano riempita in modo disordinato dagli altri strumenti in una audace intersezione di suoni e melodie spezzate che diviene sempre più tesa e serrata. Sul finale la polverosa sabbia del deserto sembra entrare nei nostri polmoni mentre i ritmi diventano quasi danzanti e melodie, che profumano vagamente d’oriente, vengono intessute dal clarinetto agile. Gli scenari sonori cambiano in modo capriccioso e la musica non segue una direzione precisa se non quella dettata dall’estro di Artman. “Noisy Son Sec” è meno rumorosa e disorganizzata di quanto potreste temere dal titolo, ogni cosa sembra fuori posto ma in realtà non lo è affatto ed il tintinnare del vibrafono, le scorribande della chitarra elettrica e le continue sollecitazioni della batteria si mescolano in un insieme mobile e disconnesso pronto a tacere al momento giusto per far spazio al sax, col suo struggente lamento solitario, che diviene lo strumento dominante che ci traghetterà verso la fine del brano. “Petit Tripou Du Matin” sfoggia insolite nuance Canterburyane intrise di psichedelia, mostrandoci tutte le potenzialità creative di un gruppo che già ai suoi primi passi si mostra sicuro e pieno di idee. Per ascoltare “A Chacun Son Boulez” bisogna mettere sul piatto il 7 pollici, come accennato e anche qui i riferimenti alla musica classica, ed in questo caso al celebre direttore d’orchestra e compositore Pierre Boulez, sono un pretesto per sfidare la pazienza e l’orecchio dell’ascoltatore che stavolta è colpito da una serie disarticolata di suoni.
Sicuramente questo album rappresenta l’importante immagine di un’epoca in cui si amava e si osava sperimentare senza troppi indugi, mettendosi alla prova di fronte ad un pubblico assetato di novità e pronto ad una rivoluzione che potesse liberare la musica dagli stretti corridoi imposti dal mercato e dalle mode. La nuova stampa in vinile, come al solito ben curata, potrebbe essere l’occasione giusta per riscoprire i Lard Free.



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Jessica Attene

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