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Forse non sembra, ma è passato un bel po’ di tempo da quando, verso la fine degli anni ’80, gruppi come Nuova Era, Notturno Concertante, Asgard, Arcansiel, Leviathan, Deus Ex Machina, Devil Doll, ecc. favorivano la riscoperta del progressive in Italia dando avvio ad un nuovo movimento che ha dato tutto sommato soddisfazioni e frutti apprezzabili. Tra le band attive in quel periodo figurano anche i siciliani Malibran, che nel 1989 esordivano con l’album “The wood of tales” e che ad oggi possono vantare una discografia comprendente quattro album in studio, un live, autoproduzioni acquistabili dal loro sito e partecipazioni a vari dischi tributo. “Strani colori” non può definirsi un vero “nuovo” album, visto che con questo cd i Malibran realizzano una sorta di lavoro celebrativo con il quale tirano le somme di tredici anni di onorata carriera. Si tratta di un cd della lunghezza di oltre settantasei minuti, aperto dalla title-track, che è il brano presente sul progetto “Kalevala” e che dimostra come si possa proporre un prog melodico ed orecchiabile senza scadere nella banalità. Ma “Strani colori” raccoglie anche altri interessanti inediti, cover in omaggio agli artisti che hanno influenzato i musicisti della band (in primis i Jethro Tull con “Bourée” e i Camel con “Rhayader”, ma anche Jeff Beck con “’cause we’ve ended as lovers”) e brani dal vivo. Difficile definire irrinunciabile questo cd, ma chi ama i Malibran avrà senz’altro piacere ad ascoltare (e riascoltare), con un pizzico di nostalgia, questa musica figlia di trent’anni fa e di una passione ed una voglia di prog che ha pochi eguali.
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