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MIKROMIDAS Faunus Musea 2005 NOR

Nel secondo album dei norvegesi Mikromidas viene confermato lo stile e l'approccio musicale che tanti consensi aveva fatto guadagnare al gruppo col disco d'esordio. "Faunus" è composto da 9 canzoni, di cui una strumentale, per un totale di 50 minuti; non si tratta di un concept album ma un filo comune lega le composizioni, ovvero l'esplorazione dei lati nascosti, quasi magici, dell'uomo. Oltre ad una spiegazione in inglese delle liriche sul retro del booklet, possiamo addirittura godere di tale spiegazione in italiano collegandoci col sito della band. Sebbene la band riesca spesso a toccare i tasti giusti, coniugando sonorità vintage, con grande utilizzo di tastiere analogiche, con atmosfere nordiche, un po' oscure e un po' magiche, personalmente non riesco ad apprezzare appieno la sua musica, quanto meno non tanto quanto si legge in giro nei commenti di altri ascoltatori. Innanzi tutto, e forse, a dire il vero, è lo scoglio maggiore, non riesco a mandar giù il cantato; non è tanto l'utilizzo della lingua norvegese, quanto proprio la voce di Ståle Roar Leirtro, cantilenante nell'incedere ma ruvida nelle tonalità. Le parti strumentali sono senz'altro da apprezzare in misura maggiore, caratterizzate, come detto, da un ampio dispiegamento di sonorità e ritmiche '70s, ritmiche molto travagliate e squarci melodici che salgono di tanto in tanto alla ribalta, con eccellenti progressioni ed atmosfere melanconiche. In questi momenti i Mikromidas riescono a far raggiungere alla loro musica il culmine, con una tensione emotiva che rende l'ascolto ricco di sorprese e di momenti da godere fino all'ultimo. Tali momenti vengono in varie situazioni sminuiti dal cantato, come detto, ma anche talvolta da una certa mancanza di continuità e dall'impressione che la musica giri attorno a una situazione senza sapere veramente dove andare... cosicché viene reiterato un tema oppure si passa bruscamente ad un altro senza la sensazione che si tratti di una scelta ponderata e voluta. Questa è una sensazione personale che comunque poco toglie al risultato finale di un album che mi sembra come minimo più maturo rispetto all'esordio e che comunque rappresenta un'ottima scelta per chi ama le sonorità vecchia maniera.

 

Alberto Nucci

Collegamenti ad altre recensioni

MIKROMIDAS Brennende drømmer 2001 

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