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ALEX MAGUIRE SEXTET |
Brewed in Belgium |
Moonjune |
2008 |
UK/BEL |
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Andando semplicemente a dare una scorsa al curriculum di Alex Maguire si capisce facilmente il calibro di questo pianista-tastierista britannico. Cresciuto studiando con John Cage e Howard Riley, ha suonato insieme a musicisti di fama internazionale, tra i quali spiccano nomi importanti della scuola di Canterbury, come Elton Dean, Pip Pyle e Phil Miller. Ed il sodalizio nato con questi personaggi a noi cari lo ha portato a partecipare ad un evento considerevole quale la reunion degli Hatfield & the North, attivi nuovamente tra il 2004 ed il 2006, con Maguire a raccogliere la non facile sfida di sostituire il grande Dave Stewart ai tasti d’avorio. Superato appieno questo “esame”, dimostrando di essere perfettamente all’altezza della situazione, e dopo l’esperienza con i Bash di Pip Pyle, ecco ora l’album “Brewed in Belgium”. Accreditato all’Alex Maguire Sextet, si tratta di un disco dal vivo registrato in Belgio il 27 ottobre 2007 e nel gruppo troviamo il sassofonista Robin Verheyen e ben 4/5 dei Wrong Object (Michel Delville alla chitarra, Jean-Paul Estiévenart alla tromba e al flicorno, Damien Polard al basso e Laurent Delchambre alla batteria), gruppo che si è fatto recentemente apprezzare proprio grazie ad una proposta debitrice del jazz-rock di matrice canterburiana. Le premesse, insomma, stuzzicano e l’ascolto, lo diciamo immediatamente, non delude affatto! L’iniziale “Psychic warrior”, introduce l’album con oltre nove minuti di jazz fumoso guidato dal tocco leggero di Maguire al piano, abilmente accompagnato da Delchambre alla batteria. Si tratta di un brano scorrevole e squisitamente jazzistico, che può rimandare persino a classici del genere, come Bill Evans e Cecil Taylor. Col secondo brano “John’s fragment” entriamo maggiormente nel vivo del lavoro; il gruppo è all’opera al completo e si lancia in un jazz-rock da favola, con forti influenze (e per nulla velate) alla magica epopea canterburiana ed in particolare in omaggio ad Elton Dean. Seguono la lunga “Saturn” (quasi sedici minuti), firmata da Estiévenart, che unisce jazz, rock e sperimentazione, suoni acustici ed elettricità e “Theresa’s dress”, composizione accreditata a Delville, più particolare e dissonante e sorta di marcia in cui il linguaggio del jazz si fonde con l’avanguardia. Dopo “Pumpkin soup” dove la band si diverte ad improvvisare, si arriva alla fine del cd con il tributo a Dean “Seven for Lee”. Il gruppo è perfettamente affiatato, i musicisti si fanno apprezzare sia nei momenti più melodici che in quelli più veementi e/o legati all’improvvisazione (che per il tipo di proposta avanzata dai protagonisti sul palco riveste un ruolo fondamentale) ed il cd oggetto di recensione ci permette di ascoltare quasi un’ora di grande musica che sarà di sicuro gradimento per i cultori del Canterbury. Il prossimo passo di Maguire dovrebbe essere con gli InCaHat (in compagnia di Phil Miller, Fred Baker e Mark Fletcher), band che eseguirà un repertorio a base di In Cahoots, Hatfield & the North e National Health! Attendiamo fiduciosi!
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Peppe Di Spirito
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