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MACHINE MASS TRIO As real as thinking Moonjune Records 2011 BEL

Uno dei dischi migliori del 2010 è stato "Never Pet a Burning Dog" dei DouBt, uscito per la Moonjune, un intrigante mix di Cantebury, improvvisazione e avanguardia. Da una costola dei Doubt, sempre per la Moonjune, esce a fine 2011 "As Real as Thinking" dei Machine Mass Trio. Le due band condividono due terzi della loro formazione, ovvero i due musicisti belgi: il batterista Tony Bianco e il chitarrista Michele Delville, già membro del gruppo della scuderia Moonjune (The Wrong Object). A completare il terzetto c'è il giovane Jordi Grognard agli strumenti a fiato.
Con il suo predecessore, "As Real as Thinking" ha in comune una forte predisposizione verso l'improvvisazione, ma è meno cervellotico e dà maggior spazio a momenti melodici. Vira maggiormente verso il jazz più classico e il krautrock (Agitation Free e Embryo su tutti), non disdegnando influenze etniche, cosmiche e psichedeliche e mantenendo di contro un intatto spirito rock e assume atmosfere ora meditative ora trascinanti, generando una musica liquida che fluisce di volta in volta all'orecchio dell'ascoltatore, assumendo le forme più disparate, sempre nuove e mai ripetitive. Infine traspare che la musica ha poco di premeditato, registrata live in studio senza alcuna sovraincisione, essa vive tutta sull'impulso del momento. Tutto ciò permette ai tre musicisti di sprigionare un'energia incredibile e di spaziare senza porsi limiti e senza rimanere intrappolati in qualche genere specifico pur mantenendo un umore molto jazz.
Tony Bianco con la sua batteria è il grande protagonista: tesse le fila degli intrecci musicali e guida gli inserimenti di volta in volta di Delville e del sorprendente Jordi Grognard. Il primo, già noto ai più per la sua superba prestazione nei DouBt, si dimostra chitarrista mai banale, abile architetto di strutture musicali ai limiti dell'assurdo. Il secondo si alterna sapientemente tra sassofono, flauto e clarinetto, non sfigurando al cospetto del ben più famoso Delville, e, pur cavandosela alla grande anche nei momenti più avant e dissonanti, riesce a dare all'album un sapore melodico dal gusto retrò, aggiungendo nuovi colori al già variegato mosaico musicale della band.
L’album non conosce momenti morti. Ogni singola traccia racchiude un suo universo musicale, a partire dal brano d’apertura “Cuckoo” in cui lo splendido assolo di Delville, un po’ zappiano e dissonante, fa da intermezzo ai due soli di sax di Grognard, più armoniosi e jazz oriented.
“Knowledge” ci riporta al jazz modale di fine anni 50 per poi terminare con una batteria impazzita.
“Let Go”, dal riff selvaggio e un sassofono spernacchiante, è un rock crimsoniano folle e travolgente.
“Khajuaro” con la presenza del sitar e del flauto mostra chiaramente le influenze kraut che portano alla mente gli Agitation Free.
“Hero” ci conduce verso un jazz-rock più classico e robusto, ma anche in questo contesto non mancano schegge rumorose impazzite.
“UFO-RA” continua a mantenere il Jazz sempre protagonista ma con un adorabile assolo di organo vintage che conferisce al pezzo un’atmosfera molto b-movie di fantascienza in bianco e nero.
“Falling Up” è un pezzo di 18 minuti psichedelici, un vero delirio sonoro ed uno dei picchi dell’intero album con un fitto e infinito dialogo tra la chitarra e la batterie che, vagando tra gli spazi cosmici, sembrano rincorrersi senza mai raggiungersi.
“Palitana Mood” è un brano con influenze andine che regala un finale melodico e chiude così dolcemente l’album.
A noi non rimane che applaudire fragorosamente “As Real as Thinking” e constatare che Bianco e Melville, dopo l’esperienza dei DouBt, fanno nuovamente centro con un disco davvero notevole,
intrigante, dal sound unico, così denso di emozioni da sorprendere che sia stato realizzato da solo tre musicisti. Un disco in pieno stile Moonjune, consigliatissimo specialmente a coloro che non hanno paura di lasciare per un momento i solidi appigli di una musica iperstrutturata e abbandonarsi ad anomali fantasie jazz e viaggi nei meandri cosmici della menta umana.



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Francesco Inglima

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