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MAXOPHONE |
Live in Tokyo |
Immaginifica |
2014 |
ITA |
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I Maxophone furono uno dei numerosi gruppi italiani degli anni ‘70 che ebbero la sfortuna di arrivare quasi fuori tempo massimo rispetto al fenomeno “pop-progressivo” di quegli anni. Lo splendido, omonimo ed unico album del gruppo uscì infatti nel 1975 (anche in edizione con testi in inglese) quando il movimento era agli sgoccioli ed infatti dopo l'uscita del singolo “Il fischio del vapore/ Cono di gelato” il gruppo nel 1977 si sciolse. Da qualche anno però la formazione, seppur con solo qualche membro originario, è tornata a calcare le scene (ricordiamo il concerto di Veruno del 2011 ad esempio), mentre è del 2005 la pubblicazione di un cofanetto contenente CD + DVD di filmati rari dal titolo“From cocoon to butterfly”. L'anno scorso è stata una delle formazioni invitate all' ”Italian progressive rock festival” che si è tenuto al Club Città di Tokyo. Per l'importante occasione i Maxophone si presentano con Sergio Lattuada (tastiere e voce), Alberto Ravasini (chitarre e voce solista), i due membri storici, oltre a Marco Croci (basso e voce), Carlo Manti (batteria e violino) e Marco Tomasini (chitarra elettrica e voce). Nei 70 minuti dell'album c'è posto naturalmente per tutto l'unico album pubblicato all'epoca, per la versione inglese di “Il fischio del vapore” (che diventa “Our guiding star”) e per due brani inediti: “L'isola”, una delle prime canzoni scritte dal gruppo e mai pubblicata, e “Guardian angel” che dovrebbe vedere la luce nel (speriamo imminente) nuovo album. E poi? Poi non possiamo fare altro che inchinarci di fronte alla bellezza di queste musiche create da 6 giovani ragazzi quasi 40 anni fa e ora riproposte con vigore dalla nuova line-up. Splendida l'apertura di concerto con “Antiche conclusioni negre” (l'intro corale, il notevole dispiegamento sinfonico, gli sprazzi jazz-rock davvero notevoli) anche se la mancanza dei numerosi strumenti a fiato presenti nella versione originale si fa sentire non poco. Emozionante “Elzeviro”, sempre ricca di pathos ed accompagnata da splendidi testi. E' la volta poi di un altro dei capolavori della band come “Al mancato compleanno di una farfalla”: il superbo inizio acustico, i grintosi impasti jazz rock a seguire: veramente meravigliosa. Di squisita fattura “L'isola”, con notevoli aperture sinfoniche che vanno ad alternarsi con soluzioni acustiche sempre ricche di fantasia. Non male anche l'altro inedito “Guardian angel”, con qualche accenno folk e di Canterbury-scene a suggellare, un possibile nuovo corso della band. Chiude la performance il manifesto dei Maxophone, quella “C'è un paese al mondo” (con una notevole introduzione al piano) che meriterebbe di stare tra i 4 o 5 brani simbolo di un periodo irripetibile per il rock di qualità in Italia. Live senz'altro consigliatissimo nell'attesa del promesso nuovo lavoro. Ma non possiamo dimenticare un particolare non da poco: una delle caratteristiche del sound dei Maxophone, che li rendeva molto originali, era il grande dispiegamento di strumenti a fiato (clarinetto, flauto, sassofono, corno, tromba...). L'assenza di tutto ciò (e le tastiere a coprirne le parti) offre meno calore e coloriture allo spartito dei brani che rimangono ottimi, ma non perfetti. Ma forse sbagliamo noi.
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Valentino Butti
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