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MATER DEA A rose for Egeria Midsummer's Eve 2014 ITA

Tutto è iniziato nel 1995, quando gli olandesi The Gathering, reduci da un avvicendamento in formazione che aveva portato all’ingresso della favolosa cantante Anneke Van Giersbergen, pubblicarono il loro terzo album “Mandylion”. Si trattava di un album che rivedeva e affermava alcune “regole” del gothic metal, alternando riff incendiari, melodie raffinate, aperture sinfoniche e strutture dei brani non distanti da certe caratteristiche del progressive. Si moltiplicarono le band che si lanciarono in un simile filone e che riuscirono ad ottenere buoni riscontri di critica e di pubblico, merito anche di vocalist bravissime e dal grande fascino, che hanno “ingentilito”, per così dire, una parte della scena metal. I Mater Dea, a quasi vent’anni dall’uscita di “Mandylion”, giungono alla pubblicazione del loro terzo cd e sembrano riprendere in pieno certi stilemi che negli anni ’90 erano la forza dei Gathering e di colleghi come Nightwish, Tristania, Dreams of Sanity, Lacuna Coil, ecc. Si presentano con un sestetto equamente suddiviso tra tre ragazze (Simon Papa alla voce, Elisabetta Bosio agli archi e Elena Crolle alle tastiere) e tre ragazzi (Marco Strega alle chitarre, Cosimo De Nola alla batteria e Morgan De Virgilis al basso) e realizzano l’album intitolato “A rose for Egeria”, in cui riescono a personalizzare abbastanza bene il loro gothic. Composizioni come “Talagor of the storms”, la title-track o “An unexpected guest”, in particolare, su chitarre e ritmi metal, si fanno apprezzare per gli inserimenti di tastiere e di archi maestosi e molto vicini alla musica classica. Ed è proprio questo connubio tra metal e classica a caratterizzare l’intero disco, con un mix decisamente travolgente, dalle dinamiche ben studiate e con esecuzioni poderose e tecniche al punto giusto. Su tutto, spicca la voce angelica di Simon Papa, che si cala alla perfezione nel ruolo di “Anneke italiana”, con una prova sontuosa. Non mancano, inoltre, aperture verso il folk celtico (in particolare in “Land of wonder”, in cui il tasso di aggressività resta comunque alto), canti gregoriani, momenti delicatissimi e intrisi di malinconia come la breve strumentale “Prelude to the rush”, i primi minuti di “Whispers of the great mother”, tra tocchi acustici di piano, chitarra e violino, che poi deflagrano in un avvincente e robusto dark sinfonico, o come le parti più eleganti di “Merlin and the unicorn”. Nel suo genere un lavoro formalmente perfetto. Piccola curiosità a margine che ci rende ancora più simpatica Simon Papa: sul sito della band, tra i tre album e le tre band migliori per la cantante sono citati “The lamb lies down on Broadway” e i Genesis.


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Peppe Di Spirito

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