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MAGIC PIE |
Fragments of the 5th element |
Karisma Records |
2019 |
NOR |
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Squadra che vince non si cambia. Sound che (con)vince (o quasi) non si modifica. Quinto album in quindici anni per la band norvegese dei Magic Pie (lo scorso anno tra le attrazioni del festival di Veruno) dal titolo “Fragments of the 5th Element”. Con questa “release” per la prima volta il gruppo “si limita” a soli quarantasei minuti di durata quando, negli altri lavori, si superavano sempre i sessanta minuti e talvolta pure i 70… Non poteva mancare, e non manca infatti, il solito “magnum opus”, stavolta di ventitre minuti e posto a chiusura della raccolta, dal titolo “The hedonist”. Il cd si apre con “The man who had it all” ed è subito partenza a razzo: una cavalcata heavy rock, appena smussata da qualche inserto più delicato. Per il resto dominano le tastiere di Erling Henanger, la chitarra di Kim Stenberg e la voce di Eirikur Hauksson spesso “doppiata” dai cori degli altri membri della band. Refrain radio-friendly vicino a soluzioni di “Fiori” e “Barbe” per un biglietto da visita, tutto sommato, gradevole. Segue “P & C” con incastri vocali tra Yes e Spock’s Beard prima che un intermezzo quasi fusion divida idealmente il brano in due parti con un bel “solo” di Stenberg ad anticipare il ritorno dei cori, trademark della band. Segnano un po’ il passo le due tracce seguenti. “Table for two” svogliata e piuttosto anonima… un rockettino sciapo o poco più. Appena migliore “Touched by an angel” che tenta perlomeno di discostarsi dalle ipervitaminiche soluzioni delle prime due tracce senza riuscirci del tutto. “The hedonist”, dunque, non poteva (anche per la sua durata) che raccogliere i pregi (per gli estimatori dei ragazzi norvegesi) e i difetti presenti nell’album e, se volete, dell’intera produzione della band. Brano composito, che va dall’epico sinfonico brillante a momenti più soft (molto belli, bisogna dirlo) poco prima di metà composizione. Notevoli “svisate” di Hammond cercano di contrastare la deriva metal e una breve digressione in chiave “jazzy” ci colpisce favorevolmente prima del rientro nei classici binari heavy in cui la band giostra a proprio agio. Soluzioni conosciute (i difetti?), ma formalmente ineccepibili ed il pezzo è senza dubbio promosso con buoni voti. Questo sono e offrono i Magic Pie. Prendere o lasciare. Noi “prendiamo”, magari non tutto e non in dosi eccessive, ma “prendiamo”. Insomma: piacevolmente… prevedibili.
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Valentino Butti
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