E' difficile aspettarsi qualcosa di diverso da una band con un nome simile, non a caso la musica dei Polytoxicomane Philharmonie rispecchia fedelmente certi stereotipi della musica psichedelica: funghi dalle non ben precisate qualità, pose da freak sballati, un immaginario fiabesco ispirato dai racconti di Lewis Carrol... insomma, i Polytoxicomane Philharmonie hanno potenzialmente tutte le carte in regola per attirare l'attenzione degli appassionati del più classico acid rock. La provenienza tedesca del gruppo, un sestetto di musicisti con i pseudonimi più improbabili, non deve però farci immaginare qualche legame di troppo con la scena teutonica anni settanta/fine sessanta e, a parte qualche citazione dei primi Tangerine Dream, i principali riferimenti sono rivolti principalmente alla scena britannica, Hawkwind, Pink Floyd, Gong, con l'aggiunta di una sporadica sezione fiati che aggiunge al disco una vaga dimensione jazz-blues non del tutto convincente. "Psycho Erectus", autoprodotto su CD nel 2003 e successivamente ristampato su LP (con una manciata di brani in meno) dalla tedesca Nasoni Records, si sviluppa principalmente attraverso lunghi episodi strumentali strutturati secondo le più classiche jam psichedeliche, lunghi assoli di chitarra più o meno improvvisati, dilatazioni sonore stratosferiche, parti di tastiera assai oppiacee. A differenza delle bands che si ostinano a voler riproporre fedelmente il sound di un'era passata, i Polytoxicomane Philharmonie sono però caratterizzati da una narcolessia musicale malinconico-crepuscolare piuttosto contemporanea, questa cosa può essere gradita o meno, a seconda dei gusti... io personalmente ho goduto volentieri dell'ascolto di "Psycho Erectus", immagino che le stesse mie sensazioni potrebbero essere pienamente condivise da molti altri appassionati.