|
L’album è stato concepito dal menestrello Jean-Luc Payssan nell’arco del periodo che va dal 1997 al 2004, che in pratica collega “Esprit d’Amor” ad “Atlas” ma, di fatto, rappresenta una sorta di delicata versione minimale della musica dei Minimum Vital. Jean-Luc e la sua schiera di strumenti a corde da trovatore, con il theorbo, la mandola, il cittern italiano e quello a 16 corde, si fa accompagnare da Sonia Nedelec e dal fratello Thierry, voce e tastiere, del gruppo francese appena citato e ai tre musicisti si aggiunge anche un ospite esterno, il violinista Bernard Milon. A prevalere sono i suoni acustici ed arpeggiati che si susseguono in un volo leggiadro, disegnato dalla mano precisa di Jean-Luc. L’artista alterna i suoi strumenti di pezzo in pezzo e l’accompagnamento degli ospiti è un gentile ricamo a volte impercettibile. Sembra quasi di leggere fra queste pagine di musica rinascimentale e folklore europeo, frammenti di vita privata dell’autore che ha impresso alla sua opera il suo carattere deciso e gentile, in una maniera tale che i fan dei Minimum Vital sapranno benissimo immaginare. Molto spesso si tratta proprio di brani interpretati in solitario e sembra quasi di sorprendere Jean-Luc mentre trasforma i suoi pensieri in musica, pizzicando le corde di un liuto, come accade in “Râveuse”, il III movimento della meravigliosa suite “Le Trois Dames de Mantoue”, dedicata proprio a questo strumento dal fascino antico. Altre volte la musica si accende grazie all’intervento degli altri cantori e menestrelli e le note di “Gaillarde Napolitaine” ci trasportano lontano nel tempo, verso un passato suggestivo che si riaggancia in qualche maniera anche alle nostre terre italiche. Tracce come la graziosa e breve “Arlequins” si avvicinano invece al repertorio più classico dei Minimum Vital di “Sarabandes”, con intrecci canori ed il battito ritmico di mani e tamburelli. “Etats de joie”, il brano più lungo di questa collezione di brevi canzoni (circa 5 minuti in totale), sembra quasi un brano dei Minimum Vital in versione acustica. In effetti quest’opera sembra proprio una specie di raccolta di piccoli idilli sonori verso i quali è proprio difficile rimanere indifferenti, ricco di grazia e giocosità.
|