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PROGATOM Spiral Mjelva Musikk 2018 NOR

I Pictorial Wand erano una band norvegese autrice di due album di discrete fattura; i loro ultimi segnali di vita risalgono al 2009, dopo di che si presume siano arrivati allo scioglimento, anche se in realtà erano più un progetto “aperto” guidato dal chitarrista Mattis Sørum che ne rappresentava il deus ex machina. Alcuni componenti della formazione che ha partecipato al secondo e ultimo album, guidati dallo stesso Sørum, li ritroviamo in questo nuovo gruppo il cui nome denota la volontà di ripercorrere senza esitazioni i sentieri del Prog. Questo “Spiral” è il loro secondo album, dopo la pubblicazione di “Sagittarius A” nel 2015, anch’esso per una piccola etichetta discografica che immagino faccia capo al bassista della band Åsmund Mjelva.
L’album, che si compone di 8 tracce, presenta connotati musicali abbastanza simili a quelli del gruppo originario, ossia quelli di un Prog melodico abbastanza scorrevole e melodico, senza grossi guizzi ma con armonie anche deliziose, leggere, talvolta un po’ malinconiche ma raramente cupe e, anzi, spesso ariose ed affabili. La maggior parte dei brani ha una durata media (tra i 6 e i 10 minuti), cosa che consente loro di svilupparsi in maniera compiuta per un brano dalle tendenze Prog sinfoniche, con parti cantate melodiche (in lingua norvegese) che si susseguono senza premura all’assolo di chitarra o alla parte strumentale d’effetto, mantenendo un approccio accessibile, con poche ma mirate impennate ritmiche ed umorali.
Il risultato alla fine è piacevole, inutile negarlo; tutto è molto equilibrato ma non monotono. Non mancano digressioni contaminate dal folk, come nello strumentale “Sirkel”, uno dei due brani al di sotto dei 5 minuti, o sincopati accenni funky-rock nella lunga “Homo Digitalis” la quale nel finale acquisisce connotati di un tenue Prog-blues, ricordandomi qualcosa dei Flower Kings. Proprio la band di Stolt, adesso che ci faccio caso, pare essere uno dei riferimenti (oppure chiamiamole solo somiglianze… più o meno volontarie, ovviamente) più azzeccati da accostare alla musica di questa band, almeno in parte, pur con un minor ricorso alle magniloquenti ed estese armonie degli svedesi.
Benché il gruppo non brilli eccessivamente in quanto a personalità, l’album è sufficientemente gradevole e riesce a scorrere via senza scivolare in modo troppo anonimo. Di certo non si tratta di un ascolto troppo impegnativo, ma non sempre questo può rappresentare un difetto.



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Alberto Nucci

Collegamenti ad altre recensioni

PICTORIAL WAND A sleeper’s awakening 2006 
PICTORIAL WAND Face of our fathers 2009 

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