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UDO PANNEKEET Electric regions In and Out of Focus Records 2019 NL

Interessantissimo disco solista da parte di Udo Pannekeet, attuale bassista dei Focus, che mette insieme alcune composizioni le cui origini hanno varie datazioni, spaziando tra il 2004 e il 2019. Messe a posto un po’ di idee e chiamando a collaborare un buon numero di musicisti impegnati con batteria, piano, sintetizzatori, chitarre, trombone, tromba, sax, flauto, vibrafono e percussioni, Udo ha registrato “Electric regions” nell’estate del 2019 e poco dopo c’è stata la pubblicazione. Si parte subito con il tour de force di oltre ventitré minuti di “Electric regions part one”, traccia che è un po’ il fulcro dell’album e che merita un’attenta disamina. Il basso, accompagnato dal synth, costruisce un’introduzione d’atmosfera, ma dopo circa un minuto e mezzo si vira verso soluzioni stravaganti, dettate da pulsazioni elettroniche. Superati i due minuti cominciano a mettersi in evidenza i fiati, che guidano un jazz-rock corposo e orchestrale. Il basso di Pannekeet comincia a vibrare in maniera più potente e verso i cinque minuti entrano in gioco le chitarre. Si cambia registro arrivati agli otto minuti, c’è un rallentamento e sembra delinearsi un’aura misteriosa e avvolgente, che tocca il culmine verso i dieci minuti, quando il sound diventa particolarmente soffuso. Pian piano chitarra, basso e batteria fanno crescere l’intensità e si inseriscono, alternandosi e incrociandosi, sintetizzatori, fiati e vibrafono fino ad arrivare, come se nulla fosse, ad un nuovo cambio di rotta prima dei quattordici minuti, quando la musica vira verso sonorità fusion e funky che possono rievocare Santana e Herbie Hancock. Al diciottesimo minuto si ritorna ad un jazz-rock più compassato, mentre gli ultimi tre minuti procedono a mo’ di marcia, con una chitarra pronta a lasciarsi andare in un elegante assolo. Synth e basso portano a termine la lunga composizione ritornando al mood iniziale. Difficilissimo trovare termini di paragone, vista la varietà di stili, l’ardita costruzione e la personalità che viene fuori. Potremmo citare Pekka Pohjola, o, se avete dimestichezza con altre realtà finlandesi, Eero Koivistoinen e la UMO Jazz Orchestra. Ma è giusto per dare un’idea, “Electric regions part one” è davvero una composizione di grande livello, peccato solo per qualche scelta timbrica del synth che sembra più adatta a vecchi videogiochi. Nelle note di accompagnamento al cd Pannekeet spiega che aveva pensato anche di usare una vera e propria orchestra per la registrazione di questo chilometrico pezzo, ma poi ha pensato che avrebbe avuto difficoltà ad organizzare qualcosa del genere e ha puntato su numeri “solo” da big band. Gli altri brani viaggiano tra i tre e i sei minuti e sono incentrati su un jazz-rock più ordinario, ma comunque ben fatto (magari non convincono i ritmi elettronici che infarciscono “The Antibes situation”), a volte frizzante, a volte più riflessivo, virtuoso senza eccessi e con interessanti intrecci di sax e chitarra elettrica. La sezione ritmica è sempre in evidenza e il basso fa sentire bene la sua presenza e la sua importanza. Pannekeet mostra grandi abilità sia esecutive che compositive in un disco molto bello, non inquadrabile con la massima precisione da un punto di vista stilistico, ma che offre una commistione molto stimolante di jazz, rock e prog.



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Peppe Di Spirito

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FOCUS Focus 11 2018 

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