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RADIOMÖBEL Tramseböx Chockskivor 1975 (Transubstans 2006) SVE

Ci sono degli album il cui valore viene sublimato, idealizzato, in relazione alla loro rarità e questo album, nell'edizione originale in vinile stampata privatamente nel 1975, è fra i più rari del panorama prog svedese, e fra i più rari anche in senso assoluto, visto che la band lo vendeva durante i propri concerti e al massimo lo si poteva trovare, all'infuori di queste occasioni, nella città del gruppo: Lund. Potete quindi immaginare che fascino potesse suscitare quella bella copertina bianca e nera nella mente degli appassionati e dei collezionisti! Ma che importanza ha avuto questo gruppo per il prog svedese? Di certo il loro seguito non doveva essere stato molto folto, il loro modo di suonare non ha sicuramente fatto scuola: diciamo che l'importanza della band rimane squisitamente documentale, come testimonianza di un mondo sommerso fatto di tante piccole band che all'epoca popolavano un fitto sottobosco musicale in continuo fermento. La fotografia di un'epoca quindi, l'immagine di una piccola band di culto che cavalcava un movimento rivoluzionario che si stagliava contro il mercato strangolatore delle major, considerate delle macchine per fare soldi. All'epoca di uscita del vinile, la rivista Musikens Makt, una famosa pubblicazione svedese molto politicizzata, dedicata al Progressive Rock inteso nella maniera più ampia del termine e che si teneva alla larga dal mercato musicale dell'epoca, dedicò ai Radiomöbel un intero articolo; fatto questo che testimonia un certo tipo di interesse per questa realtà, almeno in certi ambienti. Il gruppo aveva un atteggiamento completamente sballato, un'impostazione dei suoni volutamente low-fi (emblematica la storia dell'amplificazione fatta con un apparecchio radio poi esploso per il sovraccarico, come già detto nella recensione del secondo album) e un approccio compositivo decisamente scalcinato. Brandelli di psichedelia convivono con stralci di folk e hard rock, messi insieme in maniera strampalata ed eseguiti come se i musicisti si fossero visti per la prima volta in quel momento e suonassero da poco più di una settimana. A volte le sequenze un po' stentate di chitarra e la batteria, che proprio non ne vuole sapere di andare a tempo, fanno un po' sorridere, altre volte sono semplicemente fastidiose. Insomma sembra un vero e proprio gruppo da garage sotto effetto di stupefacenti che prova a suonare qualcosa di serioso con risultati un po' traballanti. In tutto questo insieme un po' caotico possiamo comunque apprezzare delle buone idee di fondo con alcune soluzioni melodiche interessanti e dal fascino un po' strano. Certe soluzioni un po' più coraggiose e tormentate ci possono ricordare gli Älgarnas Trädgård e l'approccio sanguigno e psichedelico potrebbe ricollegarsi ai Träd, Gräs och Stenar, solo che il gruppo in questo caso sembra di non avere la minima idea di cosa stia suonando! Sei delle nove canzoni sono cantate e la voce che le interpreta, decisamente sgraziata e che oltretutto il più delle volte non c'entra quasi niente con la base musicale, è quella di Per Simonsson. Pare che il principale autore dei testi (in svedese), che sembrano descrivere delle visioni bizzarre frutto di terribili allucinazioni, sia Bernard, il padre del leader della band (nonché padrone della famosa radio esplosa), il chitarrista Andrus Kangro! In conclusione avrete sicuramente capito che il valore musicale dell'album, in assoluto, non è eccelso, ma può comunque servire a completare la visione del panorama prog underground svedese. Per completisti.

 

Jessica Attene

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