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RHÙN Fanfare du chaos AltrOck 2013 FRA

Un’interessante proposta per gli appassionati dello zeuhl arriva con questo cd dei francesi Rhùn. I più attenti, qualche anno fa, avevano avuto modo di ascoltare un demo che girava su internet, con il quale il gruppo si fece un po’ conoscere attraverso un bel mix di sonorità care ai Magma e rock duro ed abrasivo. A seguire, nel 2012, la band ha anche autoprodotto un EP, nel quale rielaborava alcuni brani del demo. Oggi ci pensa la nostrana AltrOck a lanciare i transalpini in via definitiva, con “Fanfare du chaos”, un album che può essere considerato il debutto ufficiale e che mette insieme i contenuti dell’EP denominato “Ih” e le restanti tracce del demo non apparse su quest’ultimo. L’inizio è subito deflagrante, con “Toz”, che mette immediatamente in chiaro la direzione in cui intende muoversi la band: uno zeuhl veemente, con ritmi ossessivi e spunti chitarristici incisivi, quasi selvaggi. Eppure i musicisti sono pronti ad aperture improvvise in cui c’è una calma momentanea, guidata da strumenti classici quali flauto, clarinetto, oboe e corno, pronti a spingere sul versante avanguardistico o su passaggi più vicini alla musica da camera. Diventa subito lampante, dopo questi primi nove minuti e mezzo, che, anche se i Rhùn cercano una strada personale nello zeuhl, evitando scopiazzature e cercando contaminazioni di vario tipo, il loro lavoro resta comunque destinato ad una cerchia ristretta di ascoltatori e concede ben poco al facile ascolto. La seconda traccia “Intermud” è la più breve del lotto e in quasi tre minuti spinge sul versante R.I.O., con gli strumenti classici a disegnare un percorso cameristico che sembra trarre spunto dagli insegnamenti di Art Zoyd e Present. Il vero pezzo forte è la terza traccia, intitolata “Dunb”. Si passa da potente zeuhl vandertopiano a passaggi malinconici e romantici di grande fascino guidati da un delicatissimo flauto, in un saliscendi labirintico di rara bellezza e stracolmo di inquietudine e mistero. Venendo ai brani del demo, “Bùmlo” mostra subito un fortissimo legame con i Magma, grazie a ritmiche ossessive, un sax lancinante ed al cantato che si avvicina moltissimo al kobaiano. Più sognante “Mlùez”, ipnotica e dai tratti psichedelici, anche se la chitarra si mantiene graffiante e nel finale c’è un’accelerazione impetuosa con distorsioni della sei corde ad alta velocità. Ancora più particolare la conclusiva “Ih”, tra psichedelia, dissonanze, accenni canterburyani, in un turbine sonoro assurdo ed asfissiante. Non è un filone molto inflazionato quello dello zeuhl, ma le novità degli ultimi anni, soprattutto quelle provenienti dalla Francia, continuano a regalare bellissime sorprese per gli amanti del genere. E’ perciò, dopo Setna, Xing Sa, Neom e Scherzoo, ora sono i Rhùn ad inserirsi tra le prelibatezze recenti ed anche da loro possiamo aspettarci altre grandi cose in futuro.



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Peppe Di Spirito

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