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RÊVERIE Orpheus Smayra Publishing 2021 ITA

Mi sono immersa nell’ascolto di quest’opera, la quarta in studio (tralasciando i tre demo degli esordi) dei Rêverie, senza leggere le note di copertina che ne illustrano accuratamente il progetto ed è stata un’esperienza magnifica riscoprire il senso di quello che avevo percepito nelle parole stesse dei musicisti, ritrovandovi persino alcuni aggettivi e similitudini che avevo usato nei miei appunti, a dimostrare la perfetta sintonia che può legare gli artisti al loro pubblico. “Orpheus” si è fatto strada nelle mie orecchie con la purezza e la semplicità di una luminosa mattina d’estate, con suggestioni rafforzate dai versi poetici di Rainer Maria Rilke e di Gabriele D’Annunzio e dalle immagini di Mariangela Zabatino, elementi che convergono in un ambiente artistico ampio che accompagna l’ascoltatore in una nuova dimensione spirituale.
Dal punto di vista musicale “Orpheus” ha la forma di una suite in 5 parti, con un “Prologo” ed un “Epilogo” posti a cornice. I versi, che prendono vita grazie alla voce limpida ed espressiva di Fanny Fortunati, sono la traduzione italiana di alcuni dei “Sonetti a Orfeo” del poeta boemo Rilke che riguardano il rapporto della poesia e dell’arte in generale con la vita e, in aggiunta a questi, viene musicata la D’Annunziana “Stabat nuda Aestas”, lirica ispirata ad un passaggio delle “Metamorfosi” di Ovidio. L’Estate, che D’Annunzio descrive come una figura dal fascino divino ma in una condizione di umana fragilità, è a sua volta motivo di ispirazione per le immagini poste a corredo dell’album.
Ecco così che il cerchio artistico si chiude ma vi inviterei ad approfondirne i dettagli in prima persona con un’esperienza tutta vostra. Da parte mia però non posso risparmiarvi le mie impressioni perché scrivo proprio per questo e verrei meno al mio dovere. A voi però la scelta se proseguire subito nella lettura o se rimandarla ad un secondo momento, successivo all’ascolto diretto della musica.
Il “Prologo” ci accoglie come in una pallida serata estiva, rischiarata dai ricami della chitarra acustica di Valerio Vado (chitarre, bassi, mandolino, Mellotron, bass pedals, percussioni) che si concede vaghe tentazioni barocche. La semplicità e la tenerezza di questo idillio musicale ci accoglie in un mondo che si abbandona alle suggestioni dei sogni. I versi di D’Annunzio non vengono pronunciati ma sono sottintesi nell’ambientazione del brano che ci porta nel cuore dell’album con leggiadria.
Le cinque parti della suite constano di due o tre brani l’una: momenti musicali posti in continuità emotiva fra loro, come possiamo fin da subito appurare con “Un gesto nel silenzio”. Dapprima vi è un semplice strumentale che con la sua leggerezza, fatta di synth avvolgenti e fluttuanti, ci prepara al momento poetico vero e proprio che sboccia nella traccia successiva. La bellezza dei versi, piacevolmente fruibili grazie alla loro trasposizione in italiano, si fa un tutt’uno con la musica e nel complesso crea suggestioni sceniche adatte alla figura di Orfeo, cantore in grado di toccare col suono della sua lira persino l’animo delle creature dell’oltretomba. Allo stesso modo le due tracce successive sono unite come due facce della stessa medaglia a dare vita ad un nuovo movimento, “Anime amanti”. Fluisce fin da subito il canto cristallino, preceduto da fragili linee di chitarra elettrica, che si pone in continuità emotiva con le tracce appena trascorse, amplificandone le impressioni. I versi importanti si alleggeriscono grazie alla musica impalpabile, fatta di tante sfumature. Nella seconda parte la sola musica, divenuta grande protagonista, ha il ruolo di delineare meglio e dare corpo alle impressioni scaturite dai versi poetici appena trascorsi che persistono nei nostri pensieri proprio grazie ad essa. Il linguaggio è ora fatto di arpeggi gentili e tenui colori tastieristici in un mix elettroacustico dal sapore Post Rock, meditativo e dal fascino Oldfieldiano.
La line up dei Rêverie è molto ristretta e comprende attualmente soltanto la cantante Fanny Fortunati ed il leader Valerio Vado, autore delle musiche e degli arrangiamenti. Questa veste così essenziale non impedisce comunque la cura dei dettagli e forse rappresenta addirittura la formula ideale per incarnare il mito di Orfeo che era solito accompagnare il suo canto semplicemente con la lira scintillante. Al centro dell’album “Costante metamorfosi” si estende per tre tracce, sempre tutte molto brevi. Le corde delle chitarre vengono pizzicate a creare tanti cerchi concentrici in una breve intro che mi fa pensare proprio alla lira di Orfeo che ho appena citato che lascia presto campo alla voce, posta in primo piano, su un arazzo di suoni luminosi. Nella coda la chitarra elettrica si insinua invece fra gli arpeggi di quella acustica riprendendo il tema musicale principale fra echi e riverberi. “Invisibile poesia” si trasforma invece in qualcosa di cantabile in un quadro fatto di melodia e semplicità per sfociare in uno strumentale molto pittorico che offre l’idea di un paesaggio dagli ampi orizzonti come lo si può godere guardando lontano da una vetta. L’ultimo movimento, “Dalle immensità lontane”, comprende il brano più lungo dell’album (6 minuti), uno strumentale dominato da riff di chitarra che si fanno eco, maestosi. Un modo questo per accompagnarci all’epilogo, “…Et spicea serta gerebat” che riprende nel titolo i versi di Ovidio come un filo di perle che si chiude nei suoi 35 minuti appena di durata complessiva e ci regala le ultime impressioni di ascolto.
I Rêverie ci hanno abituati ad opere segnate profondamente dalla poesia e caratterizzate da una visione artistica più ampia che trascende i confini della mera esperienza musicale. Con questo album semplice ed elegante nella forma quanto profondo nei contenuti il concetto di opera d’arte nel senso più ampio del termine si concretizza ancora meglio in un’esperienza di ascolto che è sogno, ispirazione, viaggio, meditazione e divagazione sublime che ci concede di astrarci dalla realtà quotidiana.



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Jessica Attene

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